A tre anni di distanza dal film vincitore di sei Oscar presentato a Venezia 78, Denis Villeneuve ci riporta sul pianeta sabbioso di Arrakis nel nuovo Dune – Parte due, in sala a partire dal 28 febbraio (distribuito da Warner Bros. Pictures). Un capitolo fondamentale nell’adattamento del ‘Ciclo’ di Frank Herbert, che continuerà con il già annunciato Dune Messiah. Girato a Budapest, Abu Dhabi, in Giordania e in Italia, nel film ritroviamo il grande cast del precedente, arricchito da qualche new entry, da Timothée Chalamet e Zendaya, a Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Charlotte Rampling, Javier Bardem, con l’mperatore Shaddam IV Christopher Walken, sua figlia Florence Pugh, il crudele Feyd-Rautha di Austin Butler, la Bene Gesserit Léa Seydoux e Souheila Yacoub.
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LA STORIA
Dune – Parte due riprende poche ore dopo la fine del film precedente: Paul Atreides (Timothée Chalamet) e sua madre Lady Jessica (Rebecca Ferguson) si sono rifugiati tra i Fremen. Intanto le forze militari della Casata Harkonnen, sotto la spietata guida dal feroce “Beast” Rabban Harkonnen (Dave Bautista), occupano il pianeta puntando a sterminare i Fremen. Gli anziani della tribù sono convinti che Paul sia il Messia delle profezie venuto a liberarli, ruolo questo che lui non vuole accettare, perché il suo interesse principale è inserirsi nella tribù e conquistare il cuore di Chani (Zendaya). Intanto Lady Jessica, che è incinta, diventa una Reverenda Madre, mentre sul pianeta Giedi Prime il Barone Harkonnen (Stellan Skarsgård) pianifica la conquista del potere assoluto sull’Impero e le Bene Gesserit continuano a tessere le loro trame.
L’OPINIONE
Lo scrittore Frank Herbert (1920-1986) è stato un precursore e nel ciclo di romanzi di Dune ha anticipato temi ecologici oggi di spaventosa attualità. Allo stesso modo Herbert ha messo in guardia sui danni creati dalla sete di potere. In La rifondazione di Dune (1985), sesto ed ultimo romanzo dedicato alle vicende del pianeta Arrakis, ha scritto “Tutti i governi soffrono di un problema ricorrente: il potere attrae personalità patologiche. Il potere non corrompe, ma è magnetico nei confronti del corruttibile. Queste persone hanno la tendenza a ubriacarsi di violenza, una condizione dalla quale diventano rapidamente dipendenti”. Denis Villeneuve, regista fortemente visionario, ha assimilato perfettamente il messaggio di Herbert, ricreandone il mondo letterario e donandogli una sontuosa veste visiva e uditiva (enorme il lavoro effettuato sul linguaggio dei Fremen), sorretto da un cast formidabile. Il film ha un solo difetto: ora è indispensabile che Villeneuve completi il lavoro, mettendo in scena anche Messia di Dune.
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