ARRIVA IN DVD ”IL MIO AMICO NANUK”: LA NOSTRA INTERVISTA AL REGISTA BRANDO QUILICI

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Ciak ha intervistato Brando Quilici, regista del delicato Il Mio Amico Nanuk, che uscirà in DVD il prossimo 26 marzo

cover del DVD
Il DVD del film

Dopo la presentazione all’ultimo Festival di Roma, e il successo in sala la scorsa stagione, il 26 marzo esce in home video, edito dalla Warner Bros. Entertainment, Il Mio Amico Nanuk (qui la recensione), diretto dal regista Brando Quilici. Il DVD del film, oltre (ri)portare lo spettatore nei magnifici paesaggi glaciali dell’Artico in compagnia del dolcissimo orso Nanuk, contiene degli interessantissimi contenuti speciali, tra cui un’intervista a Quilici e una all’attore Goran Visnick, una foto gallery e uno speciale sulle riprese naturalistiche curate da Doug Allan e svolte a Svalbard, uno dei set della pellicola.

Il film, tenero e delicato, racconta la storia di un’amicizia particolare, quella tra il ragazzo Luke (Dakota Goyo) e il piccolo orsetto polare Nanuk (l’orso Pezoo), sperduto tra i ghiacci dell’Artico Canadese. Il ragazzo, infatti, si prenderà cura del cucciolo d’orso, avventurandosi con lui in un lungo viaggio, salvandolo dallo zoo e riportandolo alla sua lontana madre. Il Mio Amico Nanuk, per l’appunto, si avvale della regia di Brando Quilici, esperto documentarista con trenta anni d’esperienza, ed è co-diretto dal canadese Roger Spottswoode. La sceneggiatura, invece, è scritta da Hugh Hudosn, che ha sviluppato l’idea originale dello stesso Quilici.

In occasione dell’uscita nei negozi del DVD del film, Ciak ha intervistato proprio il regista Brando Quilici, parlando con lui del valore dell’amicizia, del significato naturalistico del film e del suo prossimo, affascinante, progetto.

Brando Quilici
Brando Quilici

Brando, pensi che il cinema sia il mezzo migliore per sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza fondamentale della natura?
Il cinema sicuramente è ipnotico. Quello che si vuole comunicare arriva agli spettatori attraverso delle storie. Quindi, se vogliamo, arriva sotto forma di messaggi subliminali. Insieme alla stampa è uno dei mezzi più importanti. Nulla, però, ha la potenza che il grande schermo apporta al pubblico, è già molto quando la gente esce di casa per andare a vedere il tuo film.

Quali sono gli ingredienti per fare un ottimo lavoro cinematografico come quello svolto per Il Mio Amico Nanuk?
Intanto bisogna avere una storia interessante e, secondo me, come in questo caso, deve avvalersi di una cornice in cui c’è una certa attenzione ad una problematica: nel caso dell’orso sta soffrendo dello scioglimento dei ghiacci, un problema gravissimo che ha sempre meno tempo per essere risolto.

Brando Quilici
Brando Quilici con Dakota Goyo

Il Mio Amico Nanuk è una storia d’amicizia principalmente. Secondo te, con la tua esperienza di documentarista, un rapporto così puro si può instaurare solo con gli animali?
Vero, senza dubbio è una storia di amicizia e anche d’amore. L’amicizia, comunque, è universale. Pensiamo ad E.T., è un’amicizia con un extra-terreste. Si può avere con un umano, con un cane, un animale… Amicizia e amore sono i linguaggi più importanti e collettivi che ci sono, oltre la matematica!

La realizzazione del film è stata una vera e propria avventura. Qual è il momento che ricordi con più affetto? E quando hai temuto che le cose non andassero per il verso giusto?
Il momento più dolce è stato il primo giorno di riprese, quando l’orso si è rotolato con il ragazzo tra la neve perchè in quel momento, sotto i nostri occhi, era nato il film e la vera amicizia tra i due. Il giorno più difficile? Tutti i giorni (Ride ndr.)! Nessuno sapeva, giorno per giorno, cosa sarebbe successo in un ambiente del genere, affascinate ma anche ostile allo stesso tempo.

Dakota Goyo
Dakota Goyo con Nanuk

Non è il bambino ad essere sperduto, bensì l’orso. E questa è una differenza sostanziale rispetto agli altri film incentrati sulla natura/uomo. Come mai hai scelto questa linea narrativa?
Quando abbiamo scritto la storia non abbiamo pensato il perché di un motivo piuttosto di un altro. Io, personalmente, ho pensato a mio figlio che aveva più o meno l’età del protagonista del film, mettendoli così in relazione. Poi, molte cose ritratte nell’Artico, sono esperienze vere che ho vissuto. Hugh Hudson, poi, quando si è messo a lavorare alla sceneggiatura, ha inserito il fattore della madre… Ma non abbiamo deciso nulla a tavolino. Abbiamo fuso il senso d’avventura al rapporto madre-figlio, ed è nata una storia molto commovente.

Dopo essere stato tra i ghiacci con il piccolo Nanuk, stai progettando un altro film?
Stiamo scrivendo un film che si svolge tra il Nepal e il Bhutan, ai piedi dell’Himalaya, dove ci sono solo 170 tigri minacciate dai bracconieri. Anche questo sarà un film d’avventura, dove oltre salvare le tigri, c’è uno sguardo ai Buddhisti e ai Monaci Buddhisti, che hanno un rapporto particolare con la natura e con la vita. Sarà un film molto stimolante…

Damiano Panattoni