NECROPOLIS . LA CITTA’ DEI MORTI

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As above, so Below, USA, 2014 regia John Erick Dowdle Interpreti Ben Feldman, Perita Weeks, James Pasierbowicz Produzione Legendary Distribuzione Universal Picture Durata 1h e 32′

In sala dall’

11 settembre

Scarlett è un’archeologa alla ricerca della pietra filosofale, ossessione che ha portato il padre al suicidio; il suo percorso la porterà nelle catacombe di Parigi, in un viaggio letteralmente infernale. Strano oggetto, questo Necropolis: se da un lato potrebbe essere etichettato facilmente come un banale ulteriore prodotto dell’estetica found footage, dall’altra di certo si insinua, con le sue visioni a tratti sconcertanti e non facili, nel profondo di chi guarda, titillando alcune fra le paure più profonde e ataviche ma insospettabilmente poco esplorate dal genere. Anche il found footage, che in questi anni abbiamo visto declinato praticamente in quasi tutte le salse, trova una sua precisa ragion d’essere in un suo uso assolutamente spregiudicato e forsennato: e non è certo facile, oggi, ad anni di distanza da quel Blair Witch Project che ne sancì il successo, che alcune sequenze di macchina a spalla facciano sobbalzare sulla poltrona. C’è poi tutto un discorso su rimosso e rimorso, che ben si intersecano nella trama principale, rendendo leggermente più spesse le motivazioni e la trama di per sé scarna di Necropolis. C’è poi un gusto folle e anarchico per la sorpresa e per lo spavento senza quella chiarezza espositiva di tanto cinema horror di oggi che annacqua la tensione, per l’insistenza su una paura (la claustrofobia) che bene viene resa sullo schermo da uno dei fratelli Dowdle, di certo più bravo dell’altro che scrive. E’ infatti per tutti questi motivi che dispiace molto vedere una sceneggiatura con personaggi talmente naive da sembrare stereotipati. Tutti fattori che mortificano l’impianto scenografico che tanto bene solletica il senso di claustrofobia dentro ognuno di noi; e smorzano la forza destabilizzante di tantissime sequenze (una su tutte, le fiamme dell’inferno dietro l’angolo) che mettono seriamente a disagio lo spettatore, perché materializzano, come detto, il rimosso personale. C’è tanto horror, con gli stessi difetti, molto più dozzinale: ma il coraggio che ha Necropolis per tanti aspetti non basta a salvarlo da un’aurea mediocrità.

GianLorenzo Franzì