Sono solo fantasmi: tra gli spettri di Christian De Sica c’è anche quello del padre Vittorio

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Sono solo fantasmi Italia, 2019 Regia Christian De Sica Interpreti Christian De Sica, Carlo Buccirosso, Gian Marco Tognazzi, Ippolita Baldini, Leo Gullotta, Francesco Bruni, Valentina Martone, Gianni Parisi Durata 1h e 38′ Distribuzione Medusa Film

Al cinema dal 14 novembre 2019

LA STORIA – Thomas, Carlo e Ugo sono tre fratelli uno più malmesso dell’altro. Il primo è un prestigiatore di lontana fortuna televisiva, il secondo un milanesizzato angariato da suocero e moglie (“imprenditore coi soldi degli altri”), il terzo, di cui i primi ignoravano l’esistenza, un mattocchio con una passione per l’occulto e il terrore del manicomio. Si ritrovano insieme al funerale del padre, fenomenale gaudente e dissipatore. Sulla sua lapide, una scritta: “per una oliva pallida si può delirare” (in realtà è un verso di Luigi Asquasciati, soprannominato Renzo Laurano, che si riferiva a una donna di nome appunto Oliva) e una bella ipoteca sulla vecchia casa di famiglia.

I tre hanno bisogno disperato di denaro e, dato che una vicina di casa pensa di essere visitata dallo spettro della sorella, perché non approfittarne? Il colpo, anzi l’esorcismo, riesce e allora i tre si improvvisano “Acchiappafantasmi” partenopei con fortuna crescente. Senonchè, gli spettri esistono davvero, uno dei quali è proprio il padre ancora assatanato di gioco d’azzardo, in più una terrificante strega morta secoli prima, la janara, sta cercando di liberarsi per distruggere la città, magari col Vesuvio.

L’OPINIONE – Occhio al titolo: Sono solo fantasmi. Ma dopo averlo visto, la domanda sorge spontanea. Sono quelli che impazzano per la commedia o sono quelli del regista e coprotagonista Christian? Sì perché il padre scomparso ha le fattezze proprio del celeberrimo Vittorio (che lui interpreta con impressionante somiglianza). Dichiara l’autore: “Ci sono molte citazioni di film di mio padre. Non è un omaggio ma ci sono molti elementi che ricordano i suoi film”.

In effetti il tutto suona anche molto come una sorta di “resa dei conti” sia pure affettuosa e a un certo punto, con l’inevitabile viratina sul patetico, non si capisce più tanto se a “parlare” è il personaggio o Christian che fa il personaggio del mago fallito o Christian che riprende il padre Vittorio. Così da comedy horror come viene presentata, Sono solo fantasmi, con il suo andamento a corrente alternata, acquista inevitabilmente altre valenze.

Oltretutto balza agli occhi un’altra considerazione: il film è solo moderatamente divertente (allo scopo, i servitori parlano in un dialetto puteolano particolarmente ostico) ma non moderatamente (e volutamente) scurrile. Oltre a un fantasma che spetazza e smerda un agghiacciante ristorantino che si chiama “La cozza d’oro”, lo stesso Christian spara ogni tanto una volgarità “a gratis” con voce quasi incarognita come fosse un atto di accusa contro tutto e tutti.

Magari è solo un’impressione, certo che l’ultimo lavoro di Christian regista è percorso da malinconie e acrimonie forse neppure preventivate (peraltro all’inizio c’era un progetto, in combutta con Boldi, di remake di Oscar insanguinato, dove evidentemente i due avrebbero voluto fare i conti con i critici quasi mai teneri nei loro confronti).

Aggiungiamoci, a rimestare nel torbido dello stravagante, che Gian Marco Tognazzi – che tutto sommato fa la macchietta del mattocchio senza sbracare – nel film si chiama Ugo (!!!). Come sempre impeccabile è comunque Carlo Buccirosso, che qui riesce anche a far ridere noi milanesi con un’inflessione meneghina (auto)ironica senza essere insultante, degno della tradizione di altri esilaranti “massacratori” del dialetto dalle parti della “Madunina” come furono Sordi (in Il vedovo) o Abatantuono. Infine, il motivo conduttore ricorrente è You Never Can Tell di Chuck Berry, chissà perché.