Una donna chiamata Maixabel, la recensione

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una donna chiamata Maixabel

UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL – IL FATTO: Maixabel Lasa è la vedova di Juan Maria Jáuregui, politico spagnolo ucciso dall’ETA nel 2000. Piuttosto che essere consumata dall’odio e dal dolore, Maixabel ha portato avanti un processo di perdono e riconciliazione che ha portato a una pacificazione tra vittime e carnefici e che ha accompagnato la Spagna e i Paesi Baschi a un dialogo politico e non violento. Questa è la sua storia.

UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL, L’OPINIONE

La Spagna, nonostante le ferite siano ancora fresche, è riuscita a scendere a patti con i fantasmi del suo recente passato molto più rapidamente dell’Italia, anche cinematograficamente parlando. Affrontare un tema potente e delicato, soprattutto per le molte persone che vi sono state tragicamente coinvolte in prima persona, non è semplice, dato che la polemica, l’accusa o il revisionismo sono pericoli sempre in agguato.

Icíar Bollaín, regista spagnola di grande talento, ha scelto la strada che le è più consona, raccontando la storia di una donna forte, come già fatto più volte nel corso della sua carriera (ricordiamo in particolare il notevolissimo Ti do i miei occhi, vincitore di sette premi Goya). Lo fa scrivendo la sceneggiatura di questo biopic con Isa Campo, che ha poi co-firmato anche Un anno, una notte, storia di due sopravvissuti al Bataclan. Bollaín per una volta lascia da parte il suo abituale partner, di scrittura e nella vita, Paul Laverty, l’altra metà dell’universo di Ken Loach, per raccontare una storia tutta spagnola, in cui le ferite del paese e dei singoli vanno a convergere in un pentimento che è catarsi e rinascita.

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Sceglie uno stile asciuttissimo, dando spazio alle parole e ai silenzi, ai campi e controcampi intesi come confronto dialettico e ideologico, mettendo da parte gli strumenti convenzionali del cinema che quando chiamati in causa fanno quello che gli è richiesto. Il montaggio detta i tempi e racconta senza strabordare (la sequenza iniziale in particolare è un gioiello tra action e melodramma), la colonna sonora di un come sempre notevole Alberto Iglesias entra solo per accompagnare, mai per invadere.

Soprattutto Bollaín, essendo stata anche attrice, si affida ai suoi due straordinari interpreti, Blanca Portillo (era Agustina in Volver di Almodóvar, basta questo a rendere l’idea) e il suo attore preferito, Luis Tosar, uno dei più grandi del cinema spagnolo. Film prezioso Una donna chiamata Maixabel, di cui avrebbe bisogno anche il tessuto sociale e storico italiano, per iniziare a fare pace con molte cose ancora irrisolte soprattutto nel racconto cinematografico della nostra Storia.

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Il buco in testa, bellissimo film di Antonio Capuano che va proprio alla ricerca di una conciliazione, tra le persone e la società, con protagonisti eccezionali Teresa Saponangelo e Tommaso Ragno.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
una-donna-chiamata-maixabel-la-recensioneMaixabel USA, 2021. Regia di Icíar Bollaín. Interpreti: Blanca Portillo, Luis Tosar. Distribuzione Movies Inspired Durata 115 minuti. Al cinema dal 13 luglio