Venezia 79, Love Life, la recensione

Love Life è in sala dal 9 settembre grazie a Teodora Film

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Love Life

Non importa quanto siamo distanti, ti amerò per sempre”, è un verso della canzone che ha ispirato il regista giapponese Kôji Fukada nella realizzazione del suo nuovo film, Love Life, in Concorso alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e dal 9 settembre al cinema con Teodora Film.

Già vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2016 per Fuchi ni Tatsu, Fukada si conferma con questa sua opera come uno degli autori di spicco del nuovo cinema giapponese insieme a Hirokazu Kore-eda e Ryūsuke Hamaguchi.

Amore e morte, solitudine e gioia sono le sfumature e i contrasti che compongono la storia di Love Life. Taeko, interpretata da Fumino Kimura, ha da poco sposato Jiro (Kento Nagayama), il quale ha amorevolmente accolto come fosse suo il figlio il piccolo Keita, nato dal precedente matrimonio della sua compagna. Insieme conducono una vita tranquilla, nonostante i genitori di Jiro fatichino ad accettare pienamente Taeko. Un terribile incidente, però, riporta Park, padre biologico di Keita scomparso da anni, nella vita della donna. Taeko, sull’orlo della disperazione, si riavvicina all’ex-marito, sordo e senza casa, suscitando la gelosia di Jiro.

Love Life

Love Life si fonda su un racconto tragico, ma dalle linee narrative universali, comuni tanto alla civiltà orientale quanto a quella occidentale. Solo alcuni dettagli particolari, come la celebrazione di un funerale o le ordinarie regole conviviali, ricordano con piacere allo spettatore alcune interessanti differenze tra le due culture.

Love Life

In tutte le mie opere cinematografiche tratto temi universali – spiega il regista –, temi in cui tutti noi possiamo credere. Ce ne sono due in particolare che amo affrontare: il primo riguarda la solitudine, con cui ogni essere umano deve imparare a convivere; il secondo riguarda invece la morte, che ognuno di noi deve affrontare”.

La storia di Taeko rappresenta in un certo senso una sorta di viaggio emotivo nel dolore sospeso tra due diverse relazioni: quella con il marito prima e quella con l’ex-marito poi. “Per me sono molto importanti le relazioni tra i vari caratteri”, chiarisce infatti Fukada.

Love Life è ispirato all’omonimo brano di Akiko Yano, una delle più celebri cantanti e musiciste giapponesi, che nella storia del film ricorda quanto la distanza, non solo fisica, ma anche e soprattutto emotiva, costituisca un elemento chiave in ogni relazione.

RASSEGNA PANORAMICA
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venezia-79-love-life-la-recensione“Non importa quanto siamo distanti, ti amerò per sempre”, è un verso della canzone che ha ispirato il regista giapponese Kôji Fukada nella realizzazione del suo nuovo film, Love Life, in Concorso alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e dal 9 settembre...