“GOMORRA LA SERIE”: LA RECENSIONE DEL SECONDO EPISODIO

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER

I figli so piezz’e core ma con le dovute eccezioni. Nel mondo di Gomorra, dove il confine tra bene e male è molto labile, anche il valore della famiglia assume un significato relativo e viene sminuito in nome di un obiettivo più grande, il potere. E infatti nel secondo episodio della nuova stagione i Savastano dominano completamente la scena, dimostrando tutta la disfunzionalità del rapporto che li lega.

È trascorso circa un anno dall’agguato a Genny. Dopo aver riportato qualche cicatrice, il neo boss non ha perso tempo ed è subito tornato ad occuparsi degli affari di famiglia. Il dovere chiama e il ragazzo si precipita quindi in Honduras, per controllare il traffico di droga verso l’Europa. La tappa successiva poi è la Germania, dove lo aspetta il padre. Don Pietro è un fuggitivo che ha perso tutti i suoi uomini. Non gli è rimasto più nulla del denaro accumulato per anni, dato che tutto ciò che possedeva è stato posto sotto sequestro. Solo e in terra straniera l’uomo deve, suo malgrado, fare affari con la ‘ndrangheta o almeno con uno dei criminali calabresi più inaffidabili e sciocchi che operano in quelle zone. Di necessità però bisogna fare virtù e per l’ex capoclan di Scampia non ci sono alternative. L’altra questione da risolvere per Savastano riguarda poi il figlio Gennaro, a cui attribuisce ogni responsabilità per la fine ingloriosa del suo impero. Con un atteggiamento glaciale e livoroso, il padre non perde occasione di rinfacciare al figlio, appena ritrovato, ogni sua debolezza oltre che la colpa di non aver fatto abbastanza per proteggere la madre Imma. Si potrebbe obbiettare che sia stato proprio Don Pietro a riporre “malamente” la sua fiducia in Ciro, ma Genny non vuole perdere altro tempo: le critiche del padre lo feriscono ma non lo spaventano più, come accadeva invece in passato.

Il personaggio di Salvatore Esposito ha sviluppato più sicurezza in se stesso. Tutto merito di mammà che lo ha saggiamente mandato a fare una “vacanza-studio” tra i narcotrafficanti, pur di non avere un figlio smidollato. Ascoltando il dialogo tra le due generazioni di Savastano, capiamo anche che il vero perno della famiglia era donna Imma: la sua assenza non ha fatto altro che mettere in luce la mancanza di affetto tra Genny e Pietro, sempre troppo impegnato a stare in guardia da «nemici, amici e traditori» per occuparsi di fare il padre. Ma un briciolo di solidarietà tra i due esiste, almeno da parte del figlio. Dopo la morte del loro unico aggancio, la coppia di camorristi è costretta alla fuga, come si trattasse di due criminali qualsiasi. Si ritrovano quindi a correre per le strade di Colonia inseguiti dalla polizia. Quando però i problemi di cuore di Pietro, stanno per rendere inevitabile la sua cattura arriva per Genny il momento di riscattarsi con il padre. Il ragazzo porta in salvo l’uomo, caricandoselo sulle spalle. L’immagine ricorda molto quella di Enea e Anchise.

Senza avere nessuno posto dove andare e con le autorità sulle loro tracce, i Savastano riescono a trovare un rifugio di fortuna per la notte. Il mattino seguente però Pietro dà ordine ai suoi di venirlo a prendere e poco dopo non perde l’occasione di lasciare senza parole il figlio ed anche gli spettatori. Savastano comunica a Genny che in Germania non c’è più nulla per loro. Sembrerebbe che i due debbano allontanarsi insieme e, invece, il vecchio boss sferra il colpo basso: Pietro proseguirà da solo perché quello è «il suo momento». Spetta a lui ricostruire il suo impero e farsi giustizia per i torti subiti. A Genny quindi non resta che attendere la sua occasione mentre avrà tutto il tempo per rimettere insieme i cocci del suo cuore, dopo essere stato abbandonato ancora una volta da suo padre.