La vita bugiarda degli adulti, Edoardo De Angelis e la Napoli di un sogno borghese

Il regista napoletano racconta a Ciak la serie al via sul Netflix il 4 gennaio, tratta da un romanzo di Elena Ferrante: «Ho voluto un’attrice debuttante per dare verità alla storia»

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Edoardo De Angelis in La Vita Bugiarda Degli Adulti. Cr. Eduardo Castaldo/Netflix © 2022

È la Napoli in cui è cresciuto, che ha calpestato, guardato, scrutato fin da piccolo, una terra di mezzo dove La vita bugiarda degli adulti, non è soltanto la serie che ha diretto, ma anche una storia che ha vissuto. Per Edoardo De Angelis dirigere la serie di Netflix prodotta da Fandango e tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, disponibile dal 4 gennaio, è stato un percorso del tutto “naturale”. «Ho scritto la serie – racconta – con Elena Ferrante, Laura Paolucci e Francesco Piccolo. Abbiamo cercato di calare il racconto in una dimensione in cui si sentisse l’epoca del romanzo, che ho vissuto perché sono gli anni della mia adolescenza: a Napoli avevo ricordi personali di situazioni descritte nel libro e mi è venuto naturale collocarli in contesti reali. Abbiamo ricercato i luoghi del romanzo, la Napoli di un sogno borghese, di un quartiere che è a ridosso del Vomero, dove c’è questa strada solcata da una super strada mai conclusa, un’immagine evocativa del sentimento che incarnano i personaggi. E una Napoli più popolare a ridosso del centro direzionale. Mi ha sempre affascinato questa ambivalenza di una città sottosopra, emblema del paradosso perenne delle vicende che lì si dipanano».

La serie in sei episodi, racconta il passaggio di Giovanna – l’esordiente Giordana Marengo – dall’infanzia all’adolescenza negli anni ’90. La ricerca di un’identità, dopo quella felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli che si temono e si detestano: la Napoli di sopra, dei suoi genitori (Alessandro Preziosi e Pina Turco), borghese e con smanie di raffinatezza, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale, incarnata nella figura enigmatica di Zia Vittoria, cui dà il volto Valeria Golino. «Come protagonista – racconta De Angelis – cercavo qualcuno che non si dedicasse alla recitazione, ma si trovasse a vivere le vicende narrate nel libro per attitudine e sensibilità. Abbiamo fatto più di 3000 provini, su Giordana non ci sono stati dubbi, al di là delle legittime apprensioni da parte della produzione rispetto alla sua reale capacità di reggere cento giorni di riprese sempre in scena, in primo piano. Personalmente non ero preoccupato, mi sono fidato di questa ragazza che ha mostrato non solo le attitudini che cercavo, ma anche di essere una grande professionista».

Giordana Marengo e Valeria Golino in La Vita Bugiarda Degli Adulti. Cr. Eduardo Castaldo/Netflix © 2022

Ad aiutarla sul set c’era Valeria Golino, con cui ha condiviso la gran parte delle scene, in una simbiosi talmente stretta da sembrare davvero zia e nipote, unite da espressioni e sguardi simili. «C’è stato – dice ancora il regista – un intenso lavoro di frequentazione perché entrambe assumessero le espressioni dell’altra. Non è scontato che un’attrice strutturata come Valeria si prestasse così generosamente, non avevamo mai lavorato insieme, mi sono trovato al cospetto di una personalità raffinata, in grado di cogliere ogni sfumatura e pronta a concedersi senza dubbi». Anche la scelta di dare a Giovanna un’intonazione di voce quasi monocorde è stata decisa fin dal principio. «La caratteristica vocale di Giordana è una scelta radicale che va verso la non recitazione», ammette De Angelis, che confessa di aver guardato la serie L’Amica Geniale, tratta dai romanzi della Ferrante, in onda su Raiuno: «È stato fatto un lavoro di alto livello nella trasposizione dei romanzi precedenti della Ferrante. Ma avendo un immaginario originario sulla città di Napoli, con determinati tipi umani, per questa serie ho potuto attingere a ricordi personali e sensazioni vissute direttamente».

Ad aiutare il regista in questo suo cammino nella napoletanità, c’è stato certamente Eduardo De Filippo, di cui ha diretto tre commedie per la tv: «Esiste una relazione – conclude – tra Eduardo ed Elena Ferrante. Entrambi raccontano la dimensione borghese di Napoli, le contraddizioni, la crisi dei ruoli nelle famiglie e la loro disgregazione, la libertà di un sentimento d’amore che travalica la crisi dei ruoli sociali che si professano granitici, ma che poi inesorabilmente si sgretolano».