Non c’è più religione di Luca Miniero, con Claudio Bisio e Alessandro Gassmann per la prima volta insieme, è su TIMVISION a partire dal 7 dicembre!
Un presepe multireligioso con un Bambinello musulmano, un lama al posto del bue e una Madonna buddista: una bella sintesi dei nostri tempi. L’ha pensata Luca Miniero nella sua nuova commedia Non c’è più religione, disponibile su TIMVISION dal 7 dicembre, dove, col consueto tono leggero unito a un occhio imbattibile per le contraddizioni del presente, racconta il riavvicinamento di tre vecchi amici che la vita ha portato su scelte diverse: il sindaco laico Cecco (Claudio Bisio), l’italiano convertito all’Islam Bilal (Alessandro Gassmann) e la suora cattolica Marta (Angela Finocchiaro). Vivono su un’isola immaginaria del Mediterraneo (in realtà, le isole Tremiti), specchio dell’Italia di oggi: Cecco vuol far ripartire il turismo locale con la tradizione del presepe vivente, ma in paese l’ultimo nato è ormai un pre-adolescente oversize e il sindaco è costretto a chiedere un bimbo “in prestito” alla comunità musulmana. Che, in cambio, porrà delle condizioni. Scopriremo che l’amicizia va oltre le differenze, ma il percorso può essere accidentato.
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Bisio e Gassmann, chi sono i vostri personaggi?
Bisio: Cecco è pragmatico, un uomo del fare, è poco ideologico dal punto di vista religioso. Per lui non ci sono problemi a convivere, anzi si arrabbia contro i dogmatismi sia da parte dei cattolici che dei musulmani.
Gassmann: E` un italiano convertito perché si è innamorato di una musulmana. Mi sono divertito a rivedere il film, e non mi succede spesso quando sono io a dover aiutare la risata.
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Il film parla anche di immigrazione con toni piuttosto dissacranti. Non funziona il buonismo dell’integrazione a tutti i costi?
Bisio: La realtà è poco accomodante. La satira, la comicità e il cinismo servono a far passare certi ragionamenti positivi. C’è lo stesso spirito di Benvenuti al Sud. In una scena arrivavo al Sud col giubbotto antiproiettile. Quando la girammo pensai: non è offensivo? Invece hanno capito tutti che c’era dell’ironia.
Gassmann: Da ambasciatore dell’UNHCR mi occupo di rifugiati, in particolare di Siria dove c’è una vera Apocalisse: penso che il buonismo come il razzismo siano assolutamente dannosi per chi li utilizza e per chi ne è vittima. Bisogna essere obiettivi e cercare soluzioni pratiche. Il film fa capire quanto la distanza tra noi e “loro” sia più nelle nostre menti: una maggiore informazione aiuterebbe tutti. Guardiamo ai profughi e ai rifugiati in maniera generale, invece sono persone con storie completamente diverse.
Qual è la qualità migliore di Gassmann?
Bisio: Ci siamo cercati a vicenda per anni. Questa volta ho detto: se non c’è lui non faccio il film. Abbiamo lo stesso modo di approcciare il lavoro dell’attore, con la serietà di arrivare sul set preparati, ma pronti a cambiare battuta se serve. E abbiamo entrambi figli diciottenni, ci siamo raccontati le nostre paure da padri.
E quella di Bisio?
Gassmann: L’energia tripla rispetto alla media umana. Se c’è qualcuno che parla a tavola è lui, ma sa anche ascoltare le persone e si spende in modo generoso. Come attori siamo complementari.
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