Anteprima Cannes: “Perhaps Today”, il corto sul dramma degli scomparsi nella guerra in Libano

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Perhaps Today

In Libano il destino di 17000 persone scomparse durante la guerra civile (1975-1990) è tuttora sconosciuto. Le loro famiglie li cercano da anni, ma invano. Una giovane regista ha voluto dar voce al dolore di una madre decisa a non rassegnarsi, portando allo Short Films Corner del Festival di Cannes una storia libanese che è allo stesso tempo una storia universale.

Perhaps today di Nadine Asmar è il messaggio di speranza o piuttosto un grido di disperazione di migliaia di genitori obbligati a vivere nell’incertezza. Perhaps today è l’incoraggiamento di una madre che ogni giorno, per poter andare avanti, ripete tra sé e sé “forse oggi”. Oum Karim, interpretata dall’attrice non professionista, Claude Baz Moussawbaa, è una bella donna di Beirut sui sessant’anni che ogni settimana prepara la tradizionale pizza di carne, Lahm Bi Ajin, per il figlio che dalla guerra civile non è mai più tornato a casa. Eppure Oum Karim ogni giorno si sveglia con la speranza che sia il giorno giusto, allora pulisce, riordina, prepara la casa per il ritorno del figlio.

Nadine Asmar, dunque, lascia lo spettatore entrare nella vita quotidiana della donna, seguendola per un’intera giornata nei momenti più banali di una qualsiasi madre, come preparare il caffè, stirare i vestiti, fare la spesa. Ma diversamente da qualsiasi madre, Oum Karim affoga nella solitudine l’angoscia di vivere senza poter sapere se il figlio sia in vita. “Volevo evitare i cliché, quindi ho scelto di raccontare una storia semplice per far emergere il dolore che accompagna la donna in ogni singolo momento della giornata”, spiega la regista. Una musica struggente parla più delle parole che Oum Karim annega nel silenzio. La voce del passato è fin troppo assordante, come l’ultima frase del figlio, “torno presto”, che non smette di tormentarla. Il passato dai suoi colori brillanti si insinua in ogni angolo di presente, sbiadito da una patina color crema.

“Il problema delle persone scomparse non è soltanto un problema libanese, ma una tragedia umana che interessa tutti i Paesi del mondo”, ribadisce più volte Nadine che per il suo cortometraggio racconta di essersi ispirata a diverse storie di dispersi pubblicate dai giornali locali o dall’organizzazione Act for the disappeared. Vite diverse eppure simili, accomunate da un unico destino confluiscono nel cortometraggio che Nadine dedica a tutte le madri e a Ghazi Aad, direttore e cofondatore di Solide, “Support of Lebanese in Detention and Exile”.

“Per me l’importante è far parlare della questione che nel mondo è ancora poco conosciuta e in Libano quasi ignorata: sono stati individuati posti dove potrebbero essere alcuni dispersi ma il governo non fa niente per cercarli”. L’indignazione di Nadine trova un unico conforto nel cinema: “è il mio modo di esprimermi, il cinema è un linguaggio universale che può avere un grande impatto e riuscire davvero a cambiare le cose, dal cinema partono molte rivoluzioni”.

Perhaps today, però, non è la prima volta in cui Nadine Asmar si lascia appassionare dalle questioni sociali. Il suo primo cortometraggio di debutto nella selezione dello Short Films Corner di Cannes 2016, Il cieco della cattedrale, racconta di estremismo e amore per l’umanità al di là di etnie, culture e religioni attraverso la storia di un cristiano, suonatore di liuto della cattedrale, e una ragazza musulmana. Allo stesso modo il suo prossimo corto affronta un’altra questione sociale ma secondo uno stile diverso, “una sintesi tra Oriente e Occidente”. Il progetto è ancora da sviluppare ma di una cosa Nadine è certa, “la storia si svolgerà in Libano”.

La giovane regista libanese, laureata in cinema all’Istituto delle Belle Arti di Beirut, oggi vive a Parigi dove continua a studiare cinema alla Sorbonne ma il suo sguardo è sempre rivolto alla sua terra madre. “Non riesco andare troppo lontano dal Libano. Non so perché, ma chiaramente oltre alla mancanza della mia famiglia, provo una nostalgia infinita del mio Paese. Non per questo però voglio limitare le mie storie a un luogo, a un contesto preciso, io voglio raccontare storie universali che raggiungano tutti”.

Amante di Charlie Chaplin, Abbas Kiarostami, Maroun Bagdadi e Roberto Benigni, Nadine Asmar ha scelto per il momento di vivere a Parigi, “per respirare un’aria più internazionale in questo crocevia di culture”, ma è nel suo Paese che trova storie da raccontare: “il Libano ha bisogno di cinema”.

Francesca Ferri

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