Berlinale 2023, Micaela Ramazzotti e le The Good Mothers (video)

La regista Elisa Amoruso e il cast presentano la serie italiana Disney

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Berlinale 2023, Micaela Ramazzotti e le The Good Mothers (video)

Adattato per lo schermo dal vincitore del BAFTA Stephen Butchard, il bestseller The Good Mothers di Alex Perry sarà prossimamente su Disney+ nella serie omonima diretta da Elisa Amoruso e interpretata – tra gli altri – da Gaia Girace, Valentina Bellè, Simona Distefano e Micaela Ramazzotti. Tutti presenti alla Berlinale 2023 per accompagnare i primi episodi e parlare del progetto.

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Un’opera corale e sfaccettata, così si presenta la produzione originale – di House Productions e Wildside, una società del gruppo Fremantle – che racconta la storia vera di tre donne, cresciute all’interno dei più feroci e ricchi clan della ‘Ndrangheta, che decidono di collaborare con una coraggiosa magistrata che lavora per distruggerla dall’interno a costo di combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per se stesse e per i loro figli.

(servizio di Stefano Amadio)

La volontà di non glorificare le organizzazioni criminali è stato uno dei presupposti del lavoro degli autori, come conferma la stessa regista: “La selezione delle storie è cambiata nel corso degli anni. Molte storie glorificavano la violenza, ma l’intento era trovare una prospettiva nuova. Per vedere le conseguenze della violenza e capire le difficoltà dei personaggi”.

Un punto di vista femminile, “non dei boss”, che le attrici si sono trovate concordi ed entusiaste nell’affrontare.

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“Sono molto orgogliosa – confessa Micaela Ramazzotti. – per la libertà e la forza che Lea Garofalo è riuscita a trasmettere alla figlia”, per aver voluto testimoniare, per esser riuscita a “scoccare una freccia” arrivata tanto lontano. “Ho sempre desiderato raccontare storie di donne coraggiose, di lotte silenziose, che spesso passano in secondo piano, vengono dimenticate”, ha aggiunto Simona Distefano.

“La ‘Ndrangheta è stata sempre vista dal punto di vista maschile – sottolinea Gaia Girace, che ammette di aver come aperto gli occhi. – Stavolta al centro ci sono le donne, costrette a sposarsi a 16 anni con uomini che non conoscono, a piegarsi ai loro voleri. Donne che si ribellano. Un messaggio di speranza che spero di aver trasmesso”.

“Un viaggio interessante, ma difficile, terribile” lo definisce Valentina Bellè, che si dice “grata per l’opportunità” avuta. “Sono partita da zero. Non conoscevo Giuseppina Pesce, non conoscevo a fondo la ‘Ndrangheta, – continua. – In Calabria mi sono sentita dire che la ‘Ndrangheta non esiste. E’ stato agghiacciante. Alcune donne non hanno alternative. Chi riesce ad uscirne è un eroe. C’è bisogno che lo Stato intervenga”. E sul processo di ‘calabresizzazione‘, lei che è nata Verona, racconta divertita di aver ricevuto un aiuto da una giovanissima collega, la Swamy Rotolo A Chiara: “È stata la mia coach, mi faceva ripetizioni di calabrese insieme a suo padre”.