EFA 2022, la narrazione più innovativa è di Marco Bellocchio che annuncia il nuovo progetto

Il regista al lavoro su una serie su Enzo Tortora

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Marco Bellocchio EFA 2022

Un premio per la narrazione più innovativa. Lo ha vinto Marco Bellocchio agli EFA 2022, i prestigiosi Oscar europei consegnati quest’anno in Islanda, a Reykjavik, la capitale più a nord del mondo. Lo ha ricevuto dalle mani di Pierfrancesco Favino per la sua prima serie tv, Esterno giorno, sul rapimento di Aldo Moro che, dopo il successo al Festival di Cannes e l’uscita nelle sale, è approdata sul Rai a novembre. “L’idea di innovazione – dice l’83enne regista, che per l’occasione annuncia un nuovo progetto –  la si associa ai giovani, ma in realtà dipende dalla difesa della propria creatività. I compromessi sono inevitabili, ma ci sono dei limiti che non si possono superare. Per resistere a lungo è necessario rimanere fedeli alla propria visione e alla propria ispirazione”. 

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Mentre commenta la sua nuova, fortunata esperienza seriale, Bellocchio è già pronto ad annunciare  il suo nuovo progetto, al quale lavorerà dopo La conversione, il film che arriverà nelle sale nei prossimi mesi. “Da molto tempo penso a una lavoro su Enzo Tortora, anche questa volta sarà una serie perché sono necessari più spazio e tempo per la sua storia. Nonostante sia stato vittima di una ingiustizia terribile, non ne farò un santino. Ci sono molti spunti interessanti nella sua vicenda, a partire dal successo televisivo di Portobello, È stato assolto e riabilitato, ma qualcosa si è spezzato dentro di lui portandolo alla fino alla morte. Non riusciva a essere la stessa persona di prima. Vorrei raccontare i giudici che lo tenevano in prigione nonostante le evidenze, tra false testimonianze, accuse, ritrattazioni. Alcuni intellettuali iniziarono a farsi delle domande, certa stampa lo fece meno.  Per combattere mafia e camorra andava bene qualunque metodo. Ma non voglio puntare il dito contro nessuno, nel calvario che ha vissuto mi interessa indagare il suo rapporto con il privato, con tutte le persone che gli stavano intorno, il suo percorso umano, la determinazione a difendere la propria identità e la propria innocenza di fronte ad accuse orribile. Era un guerriero”. Al lavoro  con Stefano Bises e Giordana Mari, il regista non esclude una nuova collaborazione con la Rai.

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Nei prossimi mesi invece (manca ancora una settimana di riprese a gennaio) vedremo il nuovo film del regista, La conversione, dedicato al caso di Edgardo Mortara, un bambino ebreo di 6 anni che nel 1858, battezzato di nascosto da una fantesca cattolica, venne rapito a Bologna dalle guardie pontificie su mandato del Tribunale dell’Inquisizione e sottratto alla famiglia per essere cresciuto come cattolico sotto la custodia di Pio IX, nonostante i disperati tentativi dei genitori per riaverlo indietro. “Papa Pacelli si comportò in modo estremamente violento, ma il mio non sarà un film polemico contro la Chiesa. La storia di Mortara mi ha emozionato moltissimo, nel film resto accanto a questo bambino che ha abbracciato il cristianesimo diventando anche un prete missionario e difendendo sempre la Chiesa. Girò l’’Europa soffrendo però di un grave malessere psico-fisico e morì in Belgio nel 1940, proprio il giorno in cui i nazisti entrarono nel Paese. Racconto anche la vicenda dei genitori che cercarono legalmente di riprendersi il bambino. Ci troviamo in una Italia che stava risorgendo e il piccolo Edgardo diventò l’emblema di un mondo che stava scomparendo. Attraverso di lui il Papa si opponeva al crollo dello Stato Pontificio”. 

Nel 2016 il caso Edgardo Mortara aveva destato l’interesse anche di Steven Spielberg, che aveva annunciato la volontà di girare un film sulla storia basata su un libro dell’accademico statunitense David Kertzer. Bellocchio ricorre invece ad altre fonti, tra cui il libro di Daniele Scalise, la stampa di allora e la consulenza della storica Pina Totaro.