“Eccezionale, meravigliosa, intensa”. Così il pubblico dell’Auditorium della Conciliazione acclama Emma Marrone, arrivata oggi pomeriggio sul palco dell’Auditorium della Conciliazione per una Masterclass con i giovani per parlare di sé, del suo lavoro di artista e del personaggio da lei interpretato ne Il ritorno, il film diretto da Stefano Chiantini presentato in questi giorni nella sezione Panorama Italia – Concorso ad Alice nella Città.
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Alla sua nuova prova di attrice, dopo Gli anni più belli e A casa tutti bene diretti da Gabriele Muccino, Emma ringrazia i giovani presenti in sala, ricorda le emozioni della sera dell’anteprima al festival e coglie l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. “Avevo bisogno di mettermi alla prova: volevo capire se potevo fare veramente questo mestiere, senza mezzi termini e senza coperture” racconta Emma, che sottolinea come non sia facile essere considerata “un’artista capace di fare cose diverse”. “Non è solo un pregiudizio italiano – precisa – anche Jennifer Lopez non è mai stata premiata come attrice e ha fatto persino un documentario su questo. E’ un problema che riguarda tanti artisti, soprattutto le popstar. Oggi però – dice con orgoglio – so che se mai avrò ancora l’opportunità di fare cinema potrò dire sì, lo posso fare, sono un’attrice“, mettendo da parte ogni insicurezza.
Eppure recitare non è stata una sua idea. “Ho sempre amato il cinema – racconta Emma – ma non è una cosa che mi sono andata a cercare: è stata un’idea di Muccino e poteva essere un suicidio iniziare al fianco di grandi attori professionisti. Gabriele però era convintissimo. Io no – confessa – e per questo per ‘Gli anni più belli’ non ho voluto un compenso, perché è un lavoro che non avevo mai fatto e non sapevo quale fosse il vero mio valore. Oggi so che lo posso fare“. Emma parla poi di cosa l’abbia convinta del copione di Chiantini: “L’ho scelto perché per assurdo non dovevo utilizzare la mia voce e dovevo tirar fuori tante emozioni senza aprire bocca. Trovavo questo aspetto intrigante. E le poche parole che dico, le sento” puntualizza.
Tante le domande poi su come vive la musica e la recitazione, ma Emma non ha dubbi: “Sono due lavori diversi che possono convivere. Nella musica porto in scena me stessa e l’espressione artistica è immediata, mentre nel cinema non è ‘buona la prima’, è un lavoro più lungo, che ha un tempo di attesa, il montaggio, l’uscita nelle sale. E poi se nella musica porto sul palco me stessa – spiega – nel cinema porto dei personaggi che sicuramente partono da me, ma non sono me“. Ha mai avuto dubbi? “All’inizio quando si decide di intraprendere un nuovo lavoro si è insicuri e si tende a guardare l’erba del vicino, che sembra sempre più verde. Ma – ammonisce – a volte quell’erba è tanto verde perché è finta“. Emma quindi mette in guardia i giovani dalle apparenze e invita loro “a non perdere di vista chi sono e cosa vogliono” e a “restare fedeli a se stessi”. E aggiunge: “Nella vita ci sono anche dei down, a volte sono down che non ti meriti, ma le correnti passano, il mare invece resta mare anche dopo la tempesta. Io preferisco essere mare, non l’onda e sono sono rimasta sempre ancorata alle mie visioni. Il tempo poi ti riporta indietro tutto: per alcuni di noi fa un giro un po’ più lungo, ma prima o poi il lavoro che hai fatto ti ritorna“.
E al ragazzo che prende coraggio e microfono alla mano confida davanti a tutti che vorrebbe tanto lavorare con lei, Emma risponde: “Chissà che non accada. Anch’io all’inizio della mia carriera avevo tanti desideri. Poi lavorando tanto su me stessa ci sono riuscita. Quindi mi raccomando – dice – lavora sempre tanto su te stesso, perché un vero artista non smette mai di lavorare e il suo lavoro è un continuo che non si esaurisce sul palco“.