Il cinema di animazione apre la 68esima edizione del Festival di Berlino con Isle of Dogs – L’isola dei cani, diretto dal texano Wes Anderson che torna alla stop motion dopo Fantastic Mr. Fox. Omaggio al cinema giapponese e al migliore amico dell’uomo, al coraggio delle creature più indifese e al rifiuto di ogni intolleranza, il film è ambientato in un Giappone futuro e distopico, nella città di Megasaki, governata dal sindaco Kobayashi che per fermare una pandemia animale ha deciso di deportare tutti i cani della Prefettura, sia randagi che domestici, su un’isola di spazzatura. Sei mesi dopo il piccolo Atari arriva in quel triste lager alla ricerca del suo amato Spots e nel suo epico viaggio sarà aiutato da altri quadrupedi abbandonati, Boss, King, Duke, Chief, Rex.
Presta la propria voce ai protagonisti un cast di all stars composto da Bill Murray, Bob Balaban, Jeff Goldblum, Bryan Cranston, Liev Schreiber, Greta Gerwig, Tilda Swinton, arrivati a Berlino insieme al regista per accompagnare il film, ma anche Edward Norton, Scarlett Johansson, Harvey Keitel e Yoko Ono. Ricco di dialoghi serrati, intriso di sofisticato umorismo, pensato per un pubblico adulto, L’isola dei cani è il frutto di diversi spunti di riflessione.
«Le mie due grandi fonti di ispirazione – dice Anderson, che ha scritto la storia insieme a Roman Coppola, Jason Schwartzman, Kunichi Nomura – sono stati Akira Kurosawa e Hayao Miyazaki. Amo l’uso che fanno dei dettagli e dei silenzi, e come mettono in scena la natura. Senza dimenticare La carica dei 101, il film Disney che preferisco».
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Sugli schermi italiani dal 17 maggio distribuito da Fox, L’isola dei cani è il film più politico di Anderson. «Lo stiamo preparando da diversi anni, lavoravamo di fantasia per inventare la politica di Megasaki, ma il mondo intorno a noi ha cominciato a cambiare e il film è diventato terribilmente attuale. Una storia così però potrebbe essere ambientata in ogni luogo ed epoca storica». «Amo i pupazzi – continua – e i modellini, che appartengono alla tradizione del mio cinema preferito, da Alfred Hitchcock a Carol Reed». E nella ricostruzione dell’isola sta una delle principali qualità del film di Anderson, abilissimo nell’immaginare mondi e popolarli di eccentriche creature. Come i teneri cani che abitano quella terra triste e arida, e che sognano il loro paradiso perduto.
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(foto di Pietro Coccia)