È uno dei migliori esordi italiani degli ultimi anni ed è stato applaudito nella prestigiosa sezione Panorama del Festival di Berlino. Il film in questione, romanzo di formazione rovesciato, apologo morale sull’assuefazione al male, è La terra dell’abbastanza e i registi sono i ventinovenni Damiano e Fabio D’Innocenzo, fratelli gemelli, che dalla provincia romana sono approdati in una delle manifestazioni cinematografiche più importanti del mondo. La storia è quella di Mirko e Manolo (Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano, bravissimi), giovani amici di periferia che una notte investono un uomo e scappano via. Ma la persona rimasta uccisa è un pentito di un clan criminale della zona e grazie a quel tragico incidente i due ragazzi si guadagnano il rispetto di malavitosi, un lavoro e soldi facili. Ma quella che Mirko e Manolo considerano una fortunata svolta diventa un lasciapassare per l’inferno.
“Siamo degli autodidatti – hanno raccontato i due registi – non abbiamo seguito un percorso di formazione ufficiale. Abbiamo fatto lavori umili finora, siamo vissuti in un ambiente dove non ci mancava nulla per essere felici, ma abbiamo scoperto il cinema, che include tutte le arti. Tra di noi esiste una fratellanza di immaginazione e poesia. Abbiamo visto per anni tre o quattro film ogni giorno, abbiamo studiato l’opera completa di tanti registi e abbiamo deciso di raccontare una storia semplice, ma che ci appartiene nonostante non vi sia nulla di autobiografico”. “Il 90% del film sta nella recitazione, l’altro 90% nel resto – scherzano – tutto sembra improvvisato, ma non è così. Merito di Matteo, che ci ha colpito per come mozzica la vita, mentre con Andrea abbiamo trovato la malinconica anima oscura che cercavamo”.