CIAK BIZARRO! IL CINEMA CHE MAI NON FU: “HEAVEN AND HELL/PARADISO E INFERNO” DI BERNARDO BERTOLUCCI

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L’ultimo nostro appuntamento con il “grande cinema che mai non fu” è dedicato a un progetto di Bernardo Bertolucci, Heaven and Hell/Paradiso e Inferno, al quale il regista si dedicò verso la fine degli anni Novanta.

“E’ un film sulla vita del musicista, principe napoletano, Carlo Gesualdo da Venosa, vissuto fra il 1560 e il 1612. Mio cognato, Mark Peploe, sta finendo di scrivere la sceneggiatura, che ho intitolato Heaven and Hell. Mi sono rifatto molto al bel libro di Giovanni Iudica Il principe dei musici, ma nel copione ci sono anche personaggi come Igor Stravinsky, che nel 1951, andando a Venezia, si fermò con la moglie a Napoli per capire chi fosse questo Gesualdo che alla fine del Cinquecento scriveva una musica con dissonanze, quasi dodecafonia, come nel Novecento. Stravinsky ne fu tanto affascinato che scrisse perfino un pezzo intitolato Monumento pro Gesualdo. E’ una storia incredibile: un principe, un musicista, che ammazza la moglie e l’amante. E’ quasi uno scontro, un gioco, fra l’arte e l’amore”. Così Bernardo Bertolucci dichiarava in una intervista del 1998. Un fatto di sangue che ebbe come protagonista una specie di titanico genio romantico ante litteram, uno dei maggiori polifonisti, compositori di madrigali e musica sacra di tutti i tempi. Nella sceneggiatura di Mark Peploe (co-autore con Bertolucci anche degli script di L’ultimo imperatore e di Il tè nel deserto), emerge il dramma di un uomo “intrappolato in un tempo non suo”, animato da un demone che lo spinge tanto in un’azione criminosa pretesa dalla sua epoca (su istigazione dello zio), quanto a intuire un universo artistico che sarà compreso pienamente solo dalle generazioni future.

Si vociferò che il protagonista ideale poteva essere Johnny Depp; la produzione sarebbe stata del fido Jeremy Thomas e la colonna sonora di Ryuichi Sakamoto. La Napoli del 1600, ricostruita digitalmente. Bertolucci svolse alcuni sopralluoghi in Campania, anche nella chiesa di Piazza San Domenico Maggiore a Napoli, ove nel maggio del 1856 furono celebrate le nozze del Principe con sua cugina, Maria D’Avalos. Poi a poco a poco crebbe nel regista una sorta di disamore verso questo soggetto e le sue energie furono rivolte ad altri film. Evidentemente quelle motivazioni artistiche non furono più sufficienti e resta il ricordo (“bizarro”) di un finale con un pappagallo bianco simbolicamente resistente attraverso i secoli, così come fu il grillo per L’ultimo imperatore.

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