La Signora Harris va a Parigi, Anthony Fabian fa sognare la Festa di Roma

Il regista presenta il suo adattamento del romanzo di Paul Gallico

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Anthony Fabian, La Signora Harris va a Parigi

E’ decisamente il momento giusto per mostrare al pubblico – e portare sul grande schermo – una favola come quella presentata alla Festa del Cinema di Roma 2022, nella sezione Grand Public e che lo stesso regista Anthony Fabian ci racconta. Il suo La Signora Harris va a Parigi è il nuovo adattamento del In volo per un sogno (Mrs ‘Arris Goes to Paris) del 1992, film televisivo interpretato dalla recentemente scomparsa Angela Lansbury. Un modo per consolare in parte i più curiosi o i fan della universalmente nota ‘Signora in giallo‘, della quale potrebbe valere la pena recuperare il film citato, il solo – ora insieme a questo – adattamento cinematografico delle avventure della Working Class Heroine protagonista dei successivi Mrs. Harris goes to New York, Mrs. Arris goes to Parliament, Mrs. Harris goes to Moscow. Qui, a darle vista, stavolta, una splendida Lesley Manville (Il filo nascosto e tanti film di Mike Leigh), punta di diamante di un cast nel quale figurano anche Isabelle Huppert, Jason Isaacs e Lambert Wilson.

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Perché proprio questo adattamento?
Ho sempre amato questo autore, sin da piccolo, avevo letto Jennie (The Abandoned) e visto lo The Snow Goose del 1971 ma non conoscevo il personaggio di Mrs. Harris. Il mio manager a Los Angeles è responsabile anche dei libri di Gallico e mi ha spedito il libro. Mi sono innamorato subito di un personaggio così gentile, forte, autentico e onesto. E poi mio padre si era trasferito a Parigi a 7 anni, e per raccontare questa storia bisognava avere una profonda conoscenza della Francia.

Emerge con forza il tema delle classi sociali, ormai poco trattato
In Inghilterra siamo ossessionati dalle classi sociali, e mi ha sempre affascinato la possibilità di rendere visibile gli invisibili. Nel mio primo film, Skin, si parlava di una ragazza nera con due genitori bianchi, una invisibile in Sud Africa. Anche Mrs. Harris lo è, in parte per il suo lavoro di donna delle pulizie, ma con questo vestito acquista visibilità, oltre che sicurezza, e mostra agli altri cosa significhi essere autentici, cambiando di conseguenza tutta la gente che incontra nella sua avventura.

Avete coinvolto Dior nel film?
Ho capito che era molto importante far sapere alla Maison che avrei fatto questo film, sin da subito. Il libro fa parte della loro storia da molto tempo, anche se è stato pubblicato nel ’58 mentre il fondatore era morto l’anno prima. Per fare una favola basata su un soggetto reale come la casa di moda parigina che ancora esiste mi sembrava importante mostrare la Maison in maniera precisa e autentica. Anche per questo avevamo bisogno del loro sostegno. Come detto conoscevano bene la storia, ma volevano essere sicuri che il progetto fosse al loro livello, e quando hanno saputo che avevamo Isabelle Huppert con Lesley e una costumista come Jenny Beavan abbiamo potuto lavorare molto insieme. Tanto alla realizzazione degli abiti, ma anche per quanto riguarda l’aspetto dell’edificio che li ospitava in quegli anni.

La Signora Harris va a Parigi
Gli abiti Caracas, Vaudeville, Valparaiso e Cachottier

Vi hanno fornito anche gli abiti che vediamo?
Ci hanno prestato 5 vestiti e poi Jenny ne ha rifatti 12, ricreando i tre vestiti della storia: il primo che vede nell’armadio, quello verde e il Tentation rosso. Sono disegni ispirati a Dior, ma gli abiti sono magie realizzate da questa incredibile costumista. Gli altri sono tutti disegni originali di Dior, tutti risalenti agli anni tra il ’47 e il ’57.

Non si vede spesso una donna che abbia sogni che non dipendano un uomo, la cui felicità sia anche nel fare qualcosa per se stessa. E’ qualcosa di molto attuale…
Inizialmente, la fine del secondo atto era alla stazione, quando André e Natasha si incontrano, ma non mi convinceva perciò ho spostato la scena dell’ultima prova a seguire, perché quello è il momento finale della sua storia a Parigi, del suo trionfo, è un momento solo suo. Non si sono il marchese, né Archie, e anche alla fine, quando sembra ci sia la possibilità che succeda qualcosa in questo senso, ma non è importante, è importante che lei abbia fatto tutto questo per sé stessa.

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Grazie per questo messaggio di speranza, che ci insegna quanto bene ci faccia sognare…
Assolutamente sì, abbiamo bisogno di sogni adesso più che in altri momenti. Ci aspettano molte sfide ed è importante ricordare che quel che succede adesso non sarà per sempre, e che se si può immaginare un futuro più positivo diventa possibile farlo diventare reale.

La Signora Harris va a Parigi
L’abito Tentation di Dior