Niente è stato manipolato per ragioni narrative, in quello che Stefano Bises annuncia come “il racconto della distruzione della democrazia attraverso la democrazia”, uno dei temi fondanti di M. – la serie, che tra tre settimane Joe Wright inizierà a girare ai Cinecittà Studios con Luca Marinelli nei panni del controverso protagonista, Benito Mussolini. Un progetto Sky Original ispirato all’omonimo romanzo di Antonio Scurati (qui le sue altre opere, anche sul tema), che è stato adattato per lo schermo dagli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino, presenti alla Festa del Cinema di Roma con il regista inglese all’incontro “M. La serie”.
LEGGI ANCHE: M – Il figlio del secolo, Joe Wright regista della storia di Mussolini
Da deputato socialista a dittatore, nel libro si abbraccia un arco temporale che va dal 1919 al 1925, dalla fondazione dei fasci di combattimento alla resa politica dell’Italia, che verrà riproposto negli otto episodi che Wright dirigerà – tutti – in prima persona, “come se fosse un unico, lungo film diviso in capitoli”, dice, confermando di essere affascinato “dalla prima parte del ventesimo secolo”. D’altronde, dopo aver mostrato Churchill in L’ora più buia, questa proposta è apparsa come “un’opportunità di ampliare la conoscenza di quel periodo”.
“Durante una bizzarra settimana passata in una stanza d’albergo a New York per promuovere un film che si era rivelato un fiasco clamoroso, e nonostante non sia abituato a guardare molta tv, avevo visto la prima stagione di Gomorra, restando estasiato – ha raccontato, tornando alle origini del suo coinvolgimento nel progetto. – Era una scrittura straordinaria, per cui avevo deciso che volevo lavorare con Stefano Bises”.
LEGGI ANCHE: The Old Guard 2: le prime foto del backstage, c’è anche Luca Marinelli
“Il timore è che la gente non creda che le cose sono andate davvero così – dice proprio lo sceneggiatore. – Che pensi che abbiamo cercato di dare un messaggio, lanciare un allarme, ma conoscere queste storie fa anticorpi, in ogni circostanza”. “Per l’adattamento ci siamo concentrati sulla creazione di questa dittatura, ed è stato un continuo cercare un equilibrio, anche per portare alla luce il rapporto con la violenza, elemento fondante del fascismo, ma anche la ricerca di consenso di Mussolini e il suo bisogno di sentirsi amato”.
“Non c’è stato alcun imbarazzo – continua Bises. – La sorpresa semmai è stata di trovare così tanti elementi di contemporaneità nella sua trasformazione da rivoluzionario socialista e anticlericale al dittatore che conosciamo. Abbiamo cercato di evitare il racconto ideologico, il concetto che Mussolini è il Male, non sarebbe servito alla comprensione di quegli anni, più che dell’uomo, e di come sia riuscito a fare quello che ha fatto, da capostipite del populismo. Vogliamo raccontare come sia diventato così, senza omettere nulla degli aspetti orribili del suo carattere, ma col tentativo di far sì che gli spettatori si chiedano ‘ce la farà? E come?’…”.
LEGGI ANCHE: Il barone rampante, una serie tv dal romanzo di Italo Calvino
“Quello che vogliamo assolutamente evitare è di farne una caricatura, una imitazione – spiega Joe Wright. – C’è una linea sottile tra incarnare un ruolo e fingere di essere quel personaggio. Fisicamente poi c’è sempre il rischio di superare il segno, di avvicinarti al personaggio, ma perdendo l’attore. Quando lavoro cerco di far in modo che film mi si riveli e mi dica dove vuole andare, non cerco di imporre la mia visione, ma di lasciargli spazio per esprimersi”.
Anche visivamente, aspetto sul quale il regista rivela un’interessante curiosità: “Stavo parlando con Guillermo del Toro nel weekend a proposito proprio del tono da tenere, e mi ha detto che spesso lui prende due generi in conflitto e li mette insieme, per capire che tipo di relazione si stabilisca tra loro e cosa ne derivi. In La forma dell’acqua ci sono i film di mostri degli anni ’50 e la fantascienza, in M metteremo insieme gli anni ’20 e i gangster movie“.
Oltre a un tema ulteriore, che a quanto confermano Bises e Serino ha introdotto lo stesso Wright: “Credo ci sia un tema connesso alla mascolinità, inerente alla vita e alla volontà di Mussolini, che mi ha fatto riflettere sul mio considerare quel che mi piace di essa e ciò che non mi piace. Preparandomi a girare, ho trovato un personaggio straordinario, indubbiamente carismatico, ma al centro ho trovato un vuoto, che mi si rivelerà man mano, lavorando. Adesso non ne so di più, devo ancora iniziare”.