Michel Gondry al Biografilm presenta The Book of Solutions

Il regista di "Se mi lasci ti cancello" ha portato alla 19ma edizione del festival bolognese il suo nuovo lungometraggio, una commedia incentrata su un regista in crisi. Al cinema in autunno per I Wonder Pictures

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Il primo weekend del diciannovesimo Biografilm Festival (dal 9 al 19 giugno a Bologna e online con 22 film su MYmovies) ha visto, tra le altre cose, la partecipazione del regista francese Michel Gondry, che l’11 giugno ha presentato il suo nuovo lungometraggio (a otto anni dal precedente Microbo & Gasolina) The Book of Solutions (Le livre des solutions, qui la nostra recensione), già in anteprima mondiale alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes 76 e nelle nostre sale in autunno per I Wonder Pictures.

In questa nuova fatica, Gondry (che si è guadagnato un posto nel cuore di ogni cinefilo già al suo secondo lungometraggio, il cult Se mi lasci ti cancello, 2004) racconta, in forma di commedia metacinematografica, la vicenda dell’ossessivo, collerico regista in crisi Marc (Pierre Niney), che si rifugia a casa di una vecchia zia per realizzare il suo progetto più ambizioso. Alla base, confessa Gondry, c’è un episodio autobiografico, quando, durante la post-produzione di un film, «a un certo punto si è presentato un problema che potremmo definire addirittura “mortale”, spingendomi a comportarmi in modo totalmente diverso da come avrei fatto sino a quel momento». Ma, ci tiene a specificare il cineasta, quanto narrato non rispecchia il suo abituale modo di comportarsi: «Ho un’ottima intesa con i tecnici e i creativi con cui collaboro, di solito le nostre riprese sono molto tranquille!».

In tema di lungometraggi che raccontano la vita e i problemi dei registi, comunque, non potrà non venire in mente al pubblico italiano un altro titolo presente all’ultima Croisette, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti: «Lo conosco», ha detto Gondry a proposito del collega italiano, «non potrei affermare di esserne stato influenzato, ma posso dire questo: quando i registi mettono in scena dei film che parlano di sé stessi, sono il corrispettivo di ciò che fa un pittore quando realizza un autoritratto: non credo che alla base ci sia una ragione di narcisismo, semplicemente ci permette di parlare di un tema che conosciamo bene e possiamo trattare da varie angolazioni».

Il filmmaker ha poi riflettuto sul nodo dell’intelligenza artificiale, condividendo previsioni non molto ottimistiche: «Secondo me verrà utilizzata come strumento da alcune persone per avere un maggior controllo su altre persone. Prima di venire qui in Italia stavo ascoltando un’intervista dove si spiegava che in Cina esistono già determinati casi di aziende dove i datori di lavoro utilizzano i sistemi di intelligenza artificiale per prevedere o leggere parzialmente i pensieri dei loro dipendenti. Io temo che sarà questa la via imboccata dall’intelligenza artificiale, non per il bene di tutta l’umanità, purtroppo, ma per il bene di chi vuole controllare gli altri o aumentare i propri profitti».

Infine, Gondry si è soffermato sul suo modo di lavorare, partendo da un aneddoto sul musicista Brian Wilson: «Per creare una delle sue composizioni più conosciute, è partito da quest’idea: le due dita più esterne erano fisse sulle stesse note della tastiera e con le dita intermedie giocava per creare la melodia. Indipendentemente dalla direzione che si vuole prendere, di solito si parte da un’idea, da un metodo che si testa per vedere se porta dove vogliamo, lo si applica e si osserva come si ripercuote nel tempo. Ogni regista ha il proprio metodo, ma credo ci sia una cosa che li accomuna: ogni volta che hanno trovato la loro idea, il loro metodo, lo portano avanti fino in fondo».