The Successor, la recensione del film in concorso a San Sebastian

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The Successor

The Successor, il fatto: Ellias Barnès è il nuovo direttore artistico di uno dei più importanti marchi dell’alta moda mondiale, ma proprio quando deve essere dato l’annuncio ufficiale riceve la notizia della morte del padre.

Ellias, canadese, non gli parlava da 20 anni, ma dovrà essere lui a seguire il funerale e a far rispettare le ultime volontà del genitore. Vola così da Parigi al Quebec, pensando di dover solo assolvere a qualche formalità. Purtroppo per lui le cose si riveleranno molto diverse.

L’opinione

Xavier Legrand non è un regista molto prolifico, ed è un peccato. Con il suo film precedente, Jusqu’a la garde, aveva vinto il premio De Laurentiis opera prima e il Leone d’argento per la migliore regia a Venezia nel 2017.

Sei anni dopo è in concorso a San Sebastian con The Successor, sorprendente opera di genere dalle molte stratificazioni. Un horror-thriller dai molti colpi di scena che mantiene una costante tensione sin dalle prime scene, lasciando intendere molto con poche parole e gesti misurati. Il centro del racconto sono i rapporti padri-figli, ennesima variazione sul tema della famiglia come scrigno di segreti terribili e incoffesabili.

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Ma il regista francese aggiunge a questo altri elementi importanti, dal senso di colpa alla gestione del lutto, passando per l’ipocrisia della borghesia e la corruzione del potere. Tutto grava sulle spalle del protagonista di questa storia, il genio della moda Ellias, che per farsi strada ha dovuto aspettare pazientemente la morte di un altro padre, quello artistico, da cui non vede l’ora di affrancarsi una volta per tutte.

Legrand costruisce la scrittura con grande equilibrio e intelligenza e mette in scena il racconto in maniera tanto essenziale quanto efficace, supportato dall’interpretazione, davvero magnifica, di Marc-André Grondin, attore canadese che meriterebbe molta più considerazione dal cinema internazionale.

The Successor è un film notevole, che conferma il talento di un cineasta che certamente riflette a lungo prima di mettersi dietro la macchina da presa. E questo non è mai un male.

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recuperate il primo di film Legrande, Jusqu’a la garde, e anche C.R.A.Z.Y. del compianto Jean-Marc Vallée, una delle prime interpretazioni di Grondin.