70. Festival di Locarno parte bene con “Demain et tous les autres jours”

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Il settantesimo festival di Locarno è cominciato ieri sera nella sua sala più suggestiva: il cinema sotto le stelle di Piazza Grande. Ha aperto Demain et tous les autres jours dell’attrice e regista Noémie Lvovsky. Racconta la storia di Mathilde (strepitosa la piccola Luce Rodriguez), bimba di nove anni, che ha genitori separati (Lvovsky e Amalric, padre e madre senza nome) e vive con la mamma eccentrica, disadattata e depressa.  Dalla madre impara però a vedere cose che gli altri non vedono e comincerà perfino a dialogare con il cucciolo di civetta che le è stato donato come animale domestico.

Lvovsky, già regista di opere bislacche e commedie indipendenti come La vie ne me fait pas peur, realizza il suo film più interessante e sentito, prendendo molti rischi: l’uccello parlante, la bambina che si occupa di un genitore dropout (quante volte al cinema?), le scene oniriche, i dialoghi in linguaggio nonsense tra madre e figlia. Non tutti questi rischi trovano esito felice (le parti visionarie e fiabesche son quelle meno efficaci e davvero déjà vu), eppure l’autrice parigina sa calibrare elementi noti con una freschezza rara e con tracce poetiche non stucchevoli. Mentre la madre di Mathilde vaga vestita da sposa come un fantasma di morte, la figlia celebra la vita seppellendo un morto.  Anche la creatura più fuori dal mondo ha enorme bisogno d’amore.

Luca Barnabé

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