Amy Adams al Giffoni Film Festival: “Il mio primo provino? Un disastro”

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Sul grande schermo scorrono le immagini della principessa Giselle in Come d’incanto e i ragazzi del Festival di Giffoni accolgono tra le urla e i selfie Amy Adams, che entra nella Sala Truffaut della Cittadella del Cinema preceduta dalla figlioletta Aviana. Come la cittadina pordenonese, Aviano, dove l’attrice è nata.

Se la favola diretta da Kevin Lima è rimasta nei cuori dei più giovani, i ruoli più recenti non sono certo passati inosservati, soprattutto quello della linguista interpretato in Arrival. “Ho fortemente voluto questo ruolo – dice – perché conquistata dall’idea di un linguaggio che mettesse in comunicazione gli abitanti di due pianeti diversi, evitando un catastrofico conflitto. Sarebbe bello che questo accadesse anche nella realtà, ma purtroppo per ora non è così. Spero sarete voi la generazione che raggiungerà questo obiettivo. Per favore, non deludetemi”.

Prossimamente la rivedremo nei panni di Lois Lane, la fidanzata di Superman, in Justice League, e nella serie HBO Sharp Objects (di cui è anche produttrice), diretta da Jean-Marc Vallée, basata sull’omonimo best seller di Gillian Flynn e dove interpreta una giornalista che indaga su alcuni crimini commessi su ragazzine.

A proposito dei criteri di scelta dei suoi ruoli spiega: “Per accettare devo trovare una connessione speciale con i personaggi, sentire la loro voce. Sono arrivata alla recitazione dalla danza che mi ha insegnato ad esprimermi senza parole. Quando ballo provo una grande libertà che mi piacerebbe ritrovare anche su set, assaporando quei piccoli momenti di magia che cerco di trattenere il più possibile”.

Da quando è madre poi niente è più come prima. “Ci sono stati ruoli che mi hanno messo davvero alla prova, ma il pubblico li ha molto amati e quindi sono grata che mi siano stati offerti. Alcuni personaggi mi hanno talmente prosciugato sul set che ho temuto di non avere nulla da dare alla mia famiglia una volta tornata a casa. Ma ho imparato ad affrontare anche queste sfide professionali e private. Così come di tanto in tanto mi fermo a chiedermi cosa sto facendo e se sto andando veramente nella direzione giusta”.

Le piacerebbe lavorare con Patty Jenkins, la regista di Wonder Woman, e ai ragazzi confessa quanto disastroso sia stato il suo primo provino. “Una vera catastrofe, ma bisogna imparare dai propri errori senza lasciarsi andare allo sconforto. A volte i nostri fallimenti ci aprono strade inaspettate, io ad esempio ho sbagliato il test di chimica per l’ammissione alla facoltà di medicina e mi sono avvicinata alle arti. Quando decido di interpretare un ruolo è anche perché penso di potergli dare qualcosa di personale, che non è scritto sulla sceneggiatura e che possa renderlo vero”. La maturità artistica non può che andare di pari passo con i personaggi che incontra. “Anni fa non avrei mai potuto sostenere ruoli che scelgo oggi, ma al tempo stesso oggi non potrei più essere la principessa di Come d’incanto. Sono sempre più attratta da storie che possano essere di aiuto ad altri, alcuni personaggi mi hanno profondamente cambiato dandomi l’opportunità di incontrare persone davvero speciali”.

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