ANDREA BOSCA DIVENTA REGISTA CON “A TUTTO TONDO”

0

All’interno della rassegna Alice nella Città (e con un doppio sold out!), Andrea Bosca ha presentato in anteprima mondiale il suo primo film da regista, A tutto tondo, un cortometraggio che rappresenta un ponte tra Roma e la discarica di Smocking Mountain a Manila, proprio quella nella quale sono ambientate le vicende del libro da cui è tratto Trash, il film di Stephen Daldry presentato al Festival.

Bosca, formatosi al Teatro Stabile di Torino e protagonista di tanti film come Outing Fidanzati per sbaglio e Gli sfiorati, si cimenta per la prima volta nel ruolo di attore-regista – aveva curato altre regie, ma nel campo teatrale. Lo fa in maniera coraggiosa affrontando la difficile sfida di un corto che in soli quindici minuti parli di famiglia in modo completamente diverso dai canoni. «Sono felicissimo di essere qui. Roma è la città nella quale il corto è nato » e che già dalle prime proiezioni ha tributato a quest’opera il riconoscimento che merita e che ci si augura riscuota anche a Berlino, dove con tutta probabilità verrà portata.

Partendo da un lutto, dalla perdita della madre, Bosca traccia le linee di una diversa e forse più ricca immagine di famiglia, composta da coloro che si prendono cura di noi e che ci fanno sentire a casa perché col loro amore diventano la nostra casa, come i domestici o le “donne di servizio” che più di noi e dei nostri cari conoscono i nostri bisogni.

Incapace di affrontare il peso della perdita della madre, Lele (Andrea Bosca), arriva di fronte alla chiesa, ma poi non entra, non partecipa al funerale e mentre il padre (Luigi Colangeli) e la sorella (Paola Minaccioni) lo cercano telefonicamente lui si rintana nella sua casa per trovare quel silenzio in cui disperdere il proprio vuoto. Aperta la porta non c’è vuoto, non c’è silenzio, c’è un gruppo di filippini che ballano al ritmo di musica. Approfittando della sua assenza il suo maggiordomo, che si prende cura di Lele come fosse un padre, ha invitato a casa amici e parenti, peccato che la casa non sia la sua, ma quella del giovane. Di fronte a Lele si aprono due mondi: quello freddo della solitudine e quello caldo della comunità che gli ha “invaso” casa. Essere parte di qualcosa di lontano, di straniero, di una famiglia cui non apparteniamo, ma che ci dà calore, oppure rinchiudersi nel proprio mondo. Bosca ci mostra due spaccati, due universi: uno fatto di agi e isolamento, l’altro fatto di discariche e senso di solidarietà, due modi di vivere la vita. A ognuno la scelta di capire a quale si sente più vicino.

Flaminia Chizzola