Christoph Waltz alla Festa del Cinema di Roma: “Nel ruolo del cattivo ci si diverte di più”

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Ha 61 anni, i capelli quasi del tutto bianchi e un’intelligenza schietta che sembra non tollerare la superficialità altrui, e forse per questo è noto per rilasciare interviste non troppo simpatiche. Christoph Waltz, due premi Oscar da non protagonista (per Bastardi senza gloria e Django Unchhained) è stato il primo ospite degli Incontri Ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, moderati dal Direttore Artistico Antonio Monda.

Di seguito abbiamo estrapolato tre domande, che possono aiutarci a capire l’uomo dietro all’attore.

Quanto improvvisi nei tuoi film?

Per niente. Sono uno di quelli che segue filo per segno quello che c’è scritto nella sceneggiatura e molti degli autori per cui ho lavorato sono così bravi in quello che fanno che sarei uno sciocco a non seguire quello che hanno creato nella loro testa e tradotto in parole. Penso a Quentin Tarantino, alle interpretazioni che mi hanno dato più riconoscimenti, è tutto su pagina, non ho improvvisato nulla, è tutta opera della sua immaginazione. Credo anche che l’improvvisazione sia sopravvalutata, esagerata. So bene il percorso che deve fare uno script per arrivare nelle mani dell’attore, e se alla fine ci arriva, non vedo perché dovrei arrogarmi il diritto di cambiare qualcosa, Vuol dire che va bene così.

Come mai fai sempre la parte del cattivo?

Ho lavorato 35 anni prima di arrivare a Hollywood e non so nemmeno più dire quanti film ho fatto, a quanti programmi tv ho preso parte, a quante opere teatrali. Saranno per lo meno 150 parti, e vi assicuro che non ero sempre il cattivo. Se poi devo trovare una ragione per il fatto che da qualche anno, esattamente da Bastardi senza gloria, mi propongono sempre la parte dell’antagonista, direi che è tutta una questione di soldi. Sapete bene che i finanziamenti per un film non si ottengono sulla base dell’interesse sull’arte, e mi piacerebbe ampliare questa critica ma mi fermo qui, per cui quando leggono che farò la parte del cattivo i finanziatori sono più portati a fidarsi e quindi finanziare, perché sanno che in un ruolo simile mi sono comportato bene, insomma immaginano che sarò bravo di nuovo. Detto questo quelli del cattivo, o meglio dell’antagonista, sono i ruoli che preferisco. Ci si diverte molto di più, si varia la recitazione e soprattutto personaggi di quel tipo sono sempre l’elemento drammaturgico che fa andare avanti la storia.

Quali sono i tre film della tua vita?

Il momento della verità di Francesco Rosi, Vivere di Akira Kurosawa e I Vitelloni di Federico Fellini. Tutti e tre questi film sono la storia di persone che non solo vogliono trovare un posto nel loro mondo e nella loro società ma vogliono anche lasciare un segno. Nel film di Rosi c’è forza, potere, un ragazzo che si lancia nell’arena, l’idea dell’invincibilità contrapposta al modo concordato per affrontare questa forza. Seguiamo un ragazzo che vuole diventare Torero e fa di tutto per farcela. In Vivere di Kurosawa non c’è l’eroe cui siamo abituati, ma un burocrate di basso livello in un quartiere di Tokyo che prende a cuore la richiesta delle donne della zona di far diventare un pezzo di terra un parco giochi. Scopriremo che l’uomo sta morendo e l’ultima cosa che vuole fare è dare alle donne e ai bambini il parco giochi che chiedono. Poi c’è I Vitelloni di Fellini, tutte le volte che lo vedo ripenso a una cosa che ha detto il regista: qualcosa può parlare a tutti solo se è autentica. Sono convinto che sia vero.

Maria Laura Ramello

(foto di Pietro Coccia) 

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