GUILLAUME CANET, POLIZIOTTO SERIAL KILLER AL FESTIVAL DI ROMA

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L’ultima volta che è venuto al Festival di Roma Guillaume Canet è stato premiato con il Marc’Aurelio d’Argento per la sua eccezionale interpretazione di Yann in Une vie meilleure: oggi una delle stelle più brillanti del cinema francese torna con La prochaine fois je viserai le coeurdi Cédric Anger.

In questo thriller che, soprattutto nella parte iniziale, ha i colori di un noir, Canet interpreta Alain Lamarc, un personaggio che in sé riassume l’invincibile fame di esistere propria di un’epoca. «Alain Lamarc era un gendarme modello, stimato da tutti i suoi colleghi, un uomo di cui la gente si fidava, eppure lui non percepiva né la stima né la fiducia oppure per lui non erano abbastanza. Alain si sentiva inutile, non trovava un senso alla propria vita e per questo ha iniziato a massacrare e ammazzare giovani donne. Non aveva fame di uccidere, aveva solo fame di esistere, costi quel che costi ».

Alain Lamarc non è un personaggio di fantasia, ma una persona realmente esistita e tuttora esistente che da trent’anni vive in un ospedale psichiatrico, dopo essere stato catturato dai suoi colleghi gendarmi e riconosciuto colpevole di tutta una serie di omicidi sui quali era lui stesso a indagare. «Dopo aver letto il copione pensavo di andare a trovare Lamarc in ospedale per parlare con lui, credevo che questo mi avrebbe aiutato a capirlo, a interpretarlo. Poi Cédric mi ha detto: “Se vuoi vai pure, ma non troverai l’uomo di trent’anni fa”. e riflettendoci ho capito che aveva ragione. Allora, ho guardato un documentario, ho letto un libro su Lamarc, ho parlato coi suoi ex-colleghi e con le famgilei delle vittime e con chi l’aveva conosciuto come criminale. Poi, infine, ho letto le sue lettere, quelle che scriveva prima di uccidere. Ho scoperto un uomo di un’ambiguità impressionante. Non era un assassino assetato di sangue, non gli faceva piacere ammazzare, anzi, ne aveva paura. Anche se scriveva che avrebbe tagliato in mille pezzi le sue vittime e poi avrebbe sparso questi pezzi nell’oceano, in realtà, nella vita vera, quando si trattava di agire aveva il terrore: ammazzare lo angosciava. Prima di ucciderle diceva alle ragazze: “Attente, ora vi farò del male” ».

Per interpretare questo conturbante personaggio il protagonista di L’Affaire Farewell è dimagrito di molti chili. «Vedevo Alain come un uomo arido e il suo apsetto doveva essere asciutto proprio per indicare questo carattere del suo animo. » Un’anima sola, persa alla ricerca di sé stesso, un uomo che inizia a uccidere solo per trovarsi. «All’inizio Alain è come una statua di pietra, senza espressione, con zero sentimenti, poi, però, man mano che uccide impara a soffrire, a sentire qualcosa, finalmente si sente vivo, esistente e così si umanizza » Il Festival di Roma ha l’onore e l’onere di mostrare in prima mondiale questo nuovo e angosciante personaggio in cui Canet esprime ancora una volta il suo grande talento.

Flaminia Chizzola