GUILLERMO DEL TORO: LE DUE FACCE DI UN REGISTA VISIONARIO

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DI MASSIMO LASTRUCCI

Dai blockbuster all’horror gotico e perturbante, senza mai farsi dominare dai cliché: Guillermo Del Toro ritorna al cinema con Crimson Peak, un’opera nella quale si intrecciano mistero e follia, con protagonisti Jessica Chastain, Mia Wasikowska e Tom Hiddleston. Ecco quindi un omaggio al regista che ha «una sorta di feticismo per gli insetti, i meccanismi ad orologeria, i mostri, i luoghi oscuri », e i suoi 5 cult da non perdere!

Guillermo Del ToroPreferite il Guillermo Del Toro europeizzante, quello che crede ai fantasmi («Assolutamente sì. Ho avuto due volte l’occasione di fare l’esperienza di un contatto con queste presenze » dichiara), che gioca con le atmosfere gotiche, mentre il soprannaturale si mescola con la Storia e le polveri di un passato glorioso e tragico? O preferite il Guillermo Del Toro americano, che architetta blockbuster intelligenti con la disinvoltura di chi è comunque cresciuto con i fumetti dei super-eroi, i miti di Hollywood e il pulp?
Ha due facce, questo magnifico cineasta visionario. Proprio come il Messico che gli ha dato i natali 51 anni fa (Guadalajara, 9 ottobre), sospeso tra un passato ispanico e il vicino multimiliardario Texas. Proprio quasi come gli altri due ecclettici figli della terra di Pancho Villa – e suoi buoni amici – adottati da Hollywood, Alfonso Cuaròn e Alejandro González Iñárritu, tutti a loro agio tra i generi più caldi (fanta-horror-action-crime) senza mai farsi dominare dai cliché.

Il labirinto del fauno
“Il labirinto del fauno”

Divoratore di film (a proposito, tra i suoi prediletti c’è anche L’arcano incantatore di Pupi Avati), disegnatore, studente di trucco con Dick Smith (quello di L’esorcista), fondatore di case di produzione e di festival, Guillermo Del Toro («feticista di insetti, meccanismi a orologeria, mostri, luoghi oscuri » come tutta, ma proprio tutta, la sua non ancora polposa filmografia conferma), ha girato il suo primo lungometraggio a quasi vent’anni, da enfant prodige, ed era quel Cronos (1993) che avrebbe incuriosito la critica di settore (a Cannes vinse anche un premio, il Mercedes Benz Award), per poi infilare in sequenza film già maturi e di notevole impatto: Mimic (1997), La spina del diavolo (2001), Blade II (2002), Hellboy (2004), Il labirinto del fauno (2006, per ora unica sua nomination personale agli Oscar, per la sceneggiatura), Hellboy: The Golden Army (2008), Pacific Rim (2013), sino all’ultimo Crimson Peak (2015), ora nelle sale, in cui rivisita il filone delle case infestate e i suoi tanti riferimenti al cinema gotico soprattutto inglese (ma non solo: a cercarli troverete riferimenti naturalmente alla letteratura anglosassone di Jane Eyre e Giro di vite, ma anche a Barbara Steele, più battute rubate a Il castello di Dragonwyck, di Joseph L. Mankiewicz con Vincent Price). Sembrerebbe un talento superoccupato vero? Ebbene quel che ha realizzato in fondo è solo una minima parte di quel che ha progettato e a magari anche in parte creato. Tra i suoi progetti abortiti (ma non è detto che non verranno ripresi più avanti, dato che il riciclaggio fa parte della sua natura): un Frankenstein, un terzo capitolo antifranchista intitolato 3993, un Tarzan, un Hulk per la tv. A cui va aggiunto, come è noto, l’abbandono concordato dal set di Lo Hobbit (sì, avrebbe dovuto dirigerlo lui e chissà cosa avrebbe combinato!) il 31 maggio 2010 (due anni di lavoro) per i ritardi causati dal mastodontico progetto in sede di produzione, con personaggi, creature, set, costumi e i progetti delle scene d’azione già pianificati.

Guillermo Del ToroIn più – e tralasceremo qui le intenzioni di regia annunciate, i soggetti già scritti, i piani di collaborazioni future – ha scritto una pregevole trilogia horror (ça va sans dire), con un vampiro generatore di una terribile pestilenza che infetta New York: La progenie, La caduta, Notte eterna, questi i titoli (cofirmati da Chuck Hogan). Da qui è nata la fortunatissima e avvincente serie tv The Strain (2014) di cui Del Toro ha diretto l’episodio pilota ed è il produttore esecutivo (a proposito, in questa veste ha dato una bella mano anche a titoli come The Orfanage, Splice, La madre – e ora che lo si è detto un po’ si vede – o a cartoon come Kung Fu Panda 2 e Le 5 leggende).
La cosa che più impressiona è che tutto questo super-lavoro non ha mai subito cadute di livello. Con l’entusiasmo e una fantasia visiva sorretta da una cultura enciclopedica, ha sempre schivato ogni rischio di routine, stanchezza creativa o furberia commerciale.Â È un allegro e disinvolto alchimista di materiali, che mescola la tecnica più avanzata (niente fisime nei confronti dell’estetica degli effetti speciali e della computer animation) e il mestiere dell’artigianato (i mostri sono tutti concepiti da lui, a volte ne costruisce i modellini) con la tradizione del fantastico; l’allegria della ricerca della novità con la dirittura etica dell’intellettuale che non fugge dall’impegno.

I SUOI 5 FILM DA NON PERDERE

MIMIC, 1997
Con Mira Sorvino, Jeremy Northam, Giancarlo Giannini

MimicChe male fa la biologia! Due scienziati studiano una cura contro un micidiale virus infetta bambini e involontariamente danno vita a una razza di grossi insetti nascosti tar le linee del metro e capaci di mimetizzarsi tra gli uomini. Un horror originale nei suoi presupposti e “classico” negli sviluppi che Del Toro considera – esagerando – come il peggiore dei suoi film, anche perché i produttori ebbero il controllo sul taglio finale. Per noi invece è una necessaria tappa di crescita di un autore.

 

La spina del diavoloLA SPINA DEL DIAVOLO, 2001
Con Eduardo Noriega, Marina Paredes, Federico Luppi

Fascisti e fantasmi. Nella Spagna rurale, in piena guerra civile, un orfanotrofio nasconde figli di repubblicani e antifranchisti. Ma nelle sue viscere si nasconde anche lo spettro di un bambino. Più un tesoro che fa gola a qualche dipendente senza scrupoli. Ferite fisiche e psichiche, innocenza insidiata, odio e avidità in un concerto di passioni torride come il sole che brucia sulla Sierra. Una delle sorprese della stagione.

HellboyHELLBOY, 2004
Con Ron Perlman, Selma Blair, John Hurt

Da un fumetto cult di Mike Mignola, le avventure del diavolo (la colpa è di Rasputin e dei nazisti) cui han segato le corna e che si batte dalla parte dei buoni. Le peripezie di un team di super eroi scanzonato e relativista. Il fan Del Toro si diverte tantissimo a colorare e rendere viva e tridimensionale l’assoluta e disinvolta implausibilità della trama. Incassi planetari e un sequel (sempre firmato da lui) che non sfigura al confronto.

 

IL LABIRINTO DEL FAUNO, 2006
Con Sergi López, Maribel Verdù, Ivana Baquero

Il labirinto del faunoSecondo capitolo di una progettata trilogia antifranchista, con la forza dell’immaginazione che ha la meglio sulla miserabile spietatezza della realtà. Perché solo quel mondo apparentemente mostruoso ma affascinante potrà aiutare la piccola Ofelia, presa in mezzo tra una madre incinta e malataccia che non la può difendere e un patrigno spietato militare, nonché psicopatico. I festival fanno a gara per premiarlo (specie per le categorie tecniche), compresi 3 Oscar per fotografia, scenogafia e make up.

The StrainTHE STRAIN 2014
Con Corey Stoll, David Bradley, Mia Maestro

Un aereo atterra, senza luci e con le porte sigillate. Dentro, tutti morti tranne quattro. Che è successo? Comincia così l’adrenalinica serie tv (26 episodi per due stagioni sinora), «realista e stilizzata »Â (parole sue) che Del Toro, anche sceneggiatore globale e regista ma solo del primo episodio, e Chuck Hogan hanno prodotto dalla loro trilogia letteraria. Un vampiro millenario e una battaglia che sembra cominciare nei campi di sterminio nazisti. Si capisce che la mente creatrice è la stessa che si inventò Mimic.