HENRY JAMES: LA TOP 5 DEI MIGLIORI FILM TRATTI DAI SUOI SCRITTI

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È passato esattamente un secolo dai funerali di uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi. Da L’ereditiera a Ritratto di signora ecco le cinque migliori trasposizioni cinematografiche tratte dalle sue opere

Oggi, nella Old Church di Chelsea (Londra), si svolgerà un raffinato incontro letterario per celebrare il centenario del funerale di Henry James, che si svolse in quella chiesa il 3 marzo 1916, pochi giorni dopo la morte, avvenuta il 28 febbraio. Questa la notizia, che onora e ricorda uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi, una figura cardine del passaggio tra racconto Ottocentesco e scrittura d’avanguardia Novecentesca, ponte tra la nuova e febbricitante cultura Nordamericana (nacque a New York il 15 aprile 1843) e la grande, classica cultura europea. Tra i suoi capolavori, da leggere assolutamente: Piazza Washington, Ritratto di signora, I bostoniani, oltre al romanzo breve Giro di vite (per qualche critico il più bel racconto mai scritto). Pur venerato e prolifico, curiosamente la sua opera fu per molti decenni ignorata dal grande schermo – solo un film fino al secondo dopoguerra, La strana realtà di Peter Standish (1933) – per essere saccheggiata e sfruttata con centinaia di trasposizioni dal 1947 ai giorni nostri.

Ecco – secondo noi – le cinque più riuscite versioni cinematografiche tratte dai suoi scritti.

L'ereditieraL’EREDITIERA (1949) 
di William Wyler, con Montgomery Clift, Olivia De Havilland

Lo squallido piano di un cacciatore di dote per irretire la poco attraente e timida figlia del ricchissimo dottor Sloper. Quasi un thriller mèlo, che Wyler (all’apice della sua espressività artistica) traduce in un capolavoro formale di equilibrio tra regia geometrica e il ribollire dei sentimenti. Maiuscola la De Havilland (che infatti vinse l’Oscar, mentre altre statuette andarono alle scene, ai costumi e alle musiche di Aaron Copland). Da WASHINGTON SQUARE

 

SuspenseSUSPENSE (1961)
di Jack Clayton, con Deborah Kerr, Peter Wyngarde

La neoassunta governante sospetta addirittura che i due fanciulli che deve accudire siano posseduti dalle anime dannate di due amanti morti in circostanze oscure. Un capolavoro del cinema del terrore che generò un’infinita progenie (propriamente dal racconto di James: Improvvisamente, un uomo nella notte, 1972, e Presenze, 1992). Clayton seppe usare al meglio un bianco e nero allucinato e (ai tempi) modernissimo con una recitazione, da algida a stravolta, di una insuperabile Deborah Kerr. Da IL GIRO DI VITE

La camera verdeLA CAMERA VERDE (1978)
di François Truffaut, con F.T., Nathalie Baye

L’ossessione di Julien Davenne (reduce di guerra e redattore di annunci mortuari) per la moglie defunta, lo porta a restaurare una cappella per dedicarla a tutti i defunti. Lo aiuterà nell’impresa una segretaria, segretamente innamorata di lui. Per la seconda volta l’ex ribelle della Nouvelle Vague si dirige, in un ruolo evidentemente da lui fortemente sentito (non per caso la chiesa si riempirà di immagini di affetti personali e rimandi culturali autobiografici). Da L’ALTARE DEI MORTI

 

 

I bostonianiI BOSTONIANI (1984)
di James Ivory, con Christopher Reeve, Vanessa Redgrave

La matura Olive Chancellor, progressista e femminista, si prende a cuore le sorti di una ragazza, figlia di un imbonitore di mezza tacca. Purtroppo le sue ottime intenzioni sono al servizio di un carattere troppo possessivo e un cugino di New York, innamorato della giovane, dovrà scontrarsi con lei. Elegante e sottile (nello stile di Ivory), fu un successo a Cannes (sezione Quinzaine des Realizateurs) e ottenne due nomination agli Oscar, per la Redgrave e i costumi. Da I BOSTONIANI

Ritratto di signoraRITRATTO DI SIGNORA (1996)
di Jane Campion, con Nicole Kidman, John Malkovich

L’ingenua americana Isabel Archer cade vittima in Europa dei raggiri di un dandy che la sposa e poi la vessa. Riuscirà a liberarsi? Ci voleva una regista di assoluto talento per trovare la giusta sensibilità a coniugare, in uno sguardo contemporaneo, psicologia e mèlo. Giusto quello che possiede la Campion (premiata a Venezia), con una Kidman mai più così espressiva. Due le Nomination agli Oscar: alla non protagonista Barbara Hershey e ai costumi. Da RITRATTO DI SIGNORA