IL COMPOSITORE: GABRIELE ROBERTO

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DI ANDREA MORANDI

Da Cuneo a Tokyo fino alla colonna sonora di Io e lei di Maria Sole Tognazzi: lo strano viaggio di Gabriele Roberto, compositore d’esportazione

Io e LeiDalla provincia di Cuneo al Giappone, dal Conservatorio di Alessandria alla Japan Philharmonic Orchestra passando per Roma e per il cinema italiano: strana quanto affascinante la parabola artistica di Gabriele Roberto, compositore piemontese classe 1972 appena ascoltato in Io e lei di Maria Sole Tognazzi, ma da dieci anni trasferitosi a Tokyo a lavorare per il cinema nipponico, da Memories of Matsuko di Tetsuya Nakashima a Nô Otoko di Tomoyuki Takimoto. «Come ci sono arrivato in Giappone? », ride Roberto «Semplicemente spedendo un promo con alcune mie composizioni. Accadde dieci anni fa e pochi mesi dopo mi trovai a lavorare per Nakashima ». Da allora, Roberto vive tra il Giappone e l’Italia, dividendosi lavori e film. Questa volta è ritornato per musicare il secondo film assieme a Maria Sole Tognazzi dopo Viaggio sola, e il risultato è già una delle colonne sonore dell’anno, quindici pezzi per pianoforte e poco altro, a metà strada tra Dave Grusin e Thomas Newman (già disponibile si iTunes a 7,99 euro). «Come già successo per Viaggio sola, con Maria Sole accade che inizi a scrivere leggendo la sceneggiatura, quando ancora non ci sono immagini », precisa Roberto «e così è successo questa volta. Lei voleva che la musica riflettesse il tono del film, una storia d’amore delicata e intima, e che non ci fossero troppi strumenti. Così sono partito dal piano per elaborare due temi, il primo dei quali scritto di getto ».

L’INTERVISTA

Questo è il secondo score che fa per la Tognazzi. Da dove nasce la collaborazione? Come ci è finito a lavorare con lei dal Giappone?

Devo ringraziare Walter Fasano, il montatore di molti film, tra cui quelli della Tognazzi. Fu lui, leggendo una mia intervista sul giornale della SIAE qualche anno fa, a contattarmi. Aveva ascoltato alcune cose e gli erano piaciute molto, così abbiamo iniziato a lavorare assieme e con Maria Sole ci siamo trovati subito benissimo. Poi sono arrivati i film di Lucio Pellegrini, La vita facile, e il secondo lavoro di Edoardo Gabbriellini, Padroni di casa.

Memories of Matsuko
Memories of Matsuko

La partitura di Io e lei è costruita quasi interamente sul piano: perché?

Una delle richieste di Maria Sole è stata quella di lavorare con poco materiale, pochi strumenti, che non fossero invasivi. Per questo ho lavorato solo attorno a due temi fondamentali, ma sempre riconoscibili, un po’ come fa Shigeru Umebayashi per Wong Kar-wai, anche se lì poi lui elabora decine di versioni di un solo tema. Il problema era evitare la monotonia, perché a volte è più facile scrivere sette o otto temi che riprendere lo stesso. Con Maria Sole ho però la fortuna di potermi lasciare andare e che il montaggio a volte segue addirittura i tempi musicali.

Quali sono le differenze principali tra lavorare a un film italiano o giapponese?
In Giappone spesso mi arrivano film interi già completi, solo con lo spazio per inserire il commento sonoro. La logica è, ovviamente, più industriale, senza nulla togliere al modo di lavorare, anzi. Per quanto riguarda i film italiani in cui sono stato coinvolto, la cosa bella è il grande lavoro di squadra, il film non è scritto nella pietra, si può cambiare, variare, migliorare.

Chi sono i suoi compositori di riferimento?
Impossibile elencarli tutti. Dico John Williams, Ennio Morricone, Bernard Herrmann, Nino Rota e tra i più recenti ammiro molto Gabriel Yared e il nostro Dario Marianelli.

Da Rota e Morricone a Trovajoli e Piovani: in Italia abbiamo una grande tradizione di compositori di cinema, ma se ne parla sempre poco, troppo poco. Perché?

Difficile dirlo, sicuramente c’è poca attenzione a riguardo perché c’è poca cultura: al cinema gli spettatori raramente fanno caso alla colonna sonora, ma il problema è anche sui media, dove difficilmente si parla di noi e del nostro lavoro. Ed è un peccato.

La vita facileIl suo futuro adesso parla in giapponese o in italiano?

In realtà in mandarino. Mi hanno chiamato dalla Cina, da Pechino, per lavorare al debutto alla regia di Jason Kwan, un noto direttore della fotografia cinese. Poi però torno in Giappone per scrivere non una colonna sonora, ma una partitura per la Japan Philharmonic Orchestra.

E l’Italia?

Staremo a vedere. Ormai vivo tra Tokyo e l’Italia, adesso riparto e poi torno. L’obbiettivo è sempre lo stesso: riuscire a lavorare su film di qualità destinati a rimanere.