L’INCONTRO: POSH

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«Non dovete giudicarli né giustificarli, dovete viverli ». Con queste parole la regista danese Lone Scherfig ha convinto i tre astri nascenti del cinema britannico – Sam Claflin, Max Irons & Douglas Booth – a interpretare Posh, l’attesa pellicola presentata a Toronto e in uscita giovedì 25 settembre anche in Italia, per la Notorious Pictures in 250 copie. Il film racconta l’esperienza di Miles Richards (Max Irons) e Alistar Ryle (Sam Claflin), reclute dell’università di Oxford, che hanno l’opportunità di entrare a far parte del Riot Club, confraternita segreta che vive all’insegna del motto: «se puoi permetterti di pagare per qualsiasi danno allora puoi permetterti qualsiasi cosa ». Il Riot è il circolo più esclusivo di tutti cui possono far parte solo dieci studenti, dieci ragazzi ricchi, arroganti, viziati e soprattutto senza scrupoli. A Roma sono arrivati i tre protagonisti del film – Douglas Booth, Irons e Claflin – che sono sono stati assaliti da migliaia di fan, come documentano le foto che vedete qui postate da Claflin e Booth su Twitter: «Non ci aspettavamo un’accoglienza così calorosa, forse ci hanno scambiato per gli One Direction » dice scherzando l’affascinante Claflin che interpreta il più cattivo e il più spietato dei dieci del Riot Club.

IL COPIONE

«La prima volta che ho letto il copione? L’ho odiato » ci spiega il posato Irons, figlio d’arte di Jeremy. «I personaggi sono così negativi e i valori che esprimono- l’arroganza, la spietatezza, la convinzione che con i soldi si può comprare tutto, anche quello che non è in vendita – sono posizioni così sgradevoli ma al tempo stesso così intriganti che temevo la gente ne rimanesse affascinata. Poi, però, rileggendo lo script ho capito che a scandalizzarmi non erano i personaggi, ma la prospettiva priva di giudizio con cui Laura Wade, (sceneggiatrice di Posh e autrice della pièce da cui il film è adattato, nda) descrive questo mondo, questo pezzo di società che non viene mai mostrato, ma che pure ha un enorme peso politico, se si pensa che tra gli ex membri del Bullington Club (club di Oxford cui il Riot Club della pellicola si ispira, nda) c’è il Primo Ministro David Cameron, il cancelliere George Osborne e il sindaco di Londra, Boris Johnson. Se Posh, anche grazie a me, Sam e Douglas, favorirà questa presa di coscienza allora sarà stato fatto un buon lavoro, qualcosa di più di un semplice film di intrattenimento ».

IL CLUB

Per conoscere meglio il mondo dei club universitari Sam Claflin e Douglas Booth sono andati a Eaton dove hanno parlato anche con un lord. «Un ragazzo di diciott’anni » ammette Booth, a Roma il più acclamato dei tre Posh Boys.«Il lord ci ha detto di far parte di questo club Pop i cui membri sono studenti popolati – Pop sta per popolare!. Per me e Sam è stato come respirare l’esaltazione dell’elitarismo che si sviluppa tra ragazzi che crescono all’interno di un mondo che per molti di loro è come una gabbia dorata ». Così è per il personaggio interpretato da Douglas «Harry è un ragazzo molto posh, non particolarmente intelligente né ambizioso che sa già quale sarà il suo posto nella società e per questo vuole solo godersi i suoi anni di Oxford perché come dice in una battuta del film: l’università è come essere invitato a cento feste insieme e non volerne perdere neppure una ».

LA RABBIA

Completamente diverso da Harry è Allistar, il giovane che, assieme a Miles, viene reclutato come nuovo membro del club e che rivela, anche rispetto ai suoi compagni, una particolare spietatezza. «Ognuno ha un lato oscuro e ciascuno lo mostra in determinati modi » spiega Claflin «io non sono una persona aggressiva, non vado in giro a insultare o picchiare la gente, ma questo ruolo è diventato un’ottima occasione per scaricare lo stress che avevo visto che le riprese di Posh coincidevano con il periodo in cui mi sono sposato. Tutto lo stress per il matrimonio è stato scaricato interpretando Allistar! ». Facendosi poi serio il protagonista della saga di Hunger Games aggiunge: «Volevo interpretare Allistar anche se è difficile empatizzare con lui perché è introverso e pieno di rabbia, però, ho cercato di capirlo: è un ragazzo che non è amato dai genitori e il Riot è la prima occasione che ha per parlare con la propria voce ».

RIOT = HOLLYWOOD?

Un universo quello del Riot Club e dei club realmente esistenti nelle università britanniche – e non solo – che rimanda a un altro mondo fatto di esclusività, di insaziabile fama di arrivare e di incredibile fascino: quello di Hollywood. «In questo film » nota Irons «noi non parliamo di ricchi, di Oxford, di club: parliamo di valori. Penso che anche la fama, se esasperata, può avere la stessa influenza negativa del potere, anche se la fama non è una cosa reale: oggi c’è e domani se ne è andata e inseguirla fa solo male. Ho letto un sondaggio fatto nel Regno Unito dove si chiedeva ai ragazzi cosa volessero diventare. La maggior parte ha risposto: famoso. Ma il culto di una cosa che non esiste – la fama – non è colpa dei ragazzi, ma della società che attraverso tv e giornali lo instilla. Questo è un problema ».

Flaminia Chizzola

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