THE END OF THE TOUR: LA RECENSIONE!

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In sala dall’11 febbraio

Id. USA, 2015 Regia James Ponsoldt Interpreti Jason Segel, Jesse Eisenberg, Joan Cusack, Anna Chlunsky, Mamie Gummer Distribuzione Adler Entertainment Durata 106′

Illinois, 1996. David Lipsky, giornalista di Rolling Stone, trascorre cinque giorni con David Foster Wallace, durante la fine del tour promozionale di Infinite Jest, per redigere un profilo sullo scrittore. Incontro che porterà a Come Diventare Se Stessi (Minimum Fax), libro/trascrizione firmato dal reporter nel 2010 dal quale la pellicola prende le mosse.

Un road movie inusuale che, tra diner, stanze d’albergo e reading letterari, cristallizza una parentesi precisa della vita dell’autore del romanzo cult, sfumando i contorni del mero biopic. La verbosa sceneggiatura di Donald Marguiles condensa la sfaccettata personalità di DFW, scissa tra la goffa gentilezza e la complessità del pensiero, contrapponendola a quella del giornalista, riportando l’incontro/scontro tra i due – fatto di confessioni, ironia ed una velata competizione – e racchiuso in un registratore, protagonista silenzioso e, a tratti, ingombrante. Una regia intima firmata da James Ponsoldt (The Spectacular Now), tradotta nell’uso della macchina a mano, che gioca con il doppio delle figure speculari dei due uomini interpretati dagli ottimi Jason Segel (DFW) e Jesse Eisenberg (Lipsky). E proprio le due intense interpretazioni dimostrano come l’Academy, oltre alla polemica #OscarSoWhite, abbia grossolanamente tagliato fuori dalla rosa dei candidati più di un nome meritevole di candidatura. Una pellicola, presentata durante la decima edizione della Festa del Cinema di Roma, che ha il calore di un abbraccio e non sfrutta il triste epilogo della vita di Wallace, schiacciato dalla Cosa Brutta nel 2008, ma ne esalta la mente brillante senza dimenticarne paure e limiti che si fondono che quelle di Lipsky in un perfetto equilibrio. The End Of The Tour è un ritratto emozionante e mai ruffiano di uno scrittore anticipatore che, tra fiere dell’aragosta, campagne elettorali e crociere extralusso, ha raccontato l’America a lui contemporanea con una dolorosa quanto comica sincerità. Perché, proprio come scrisse David Lipsky: «Leggere David Foster Wallace è come spalancare gli occhi ».

 Manuela Santacatterina