Oggi al Festival di Roma è stato il giorno di Clive Owen nell’attesissima serie tv The Knick di Steven Soderbergh, presentata in anteprima. La recensione di Piera Detassis e, più sotto, l’incontro con l’attore che racconta il suo chirurgo geniale e sregolato
Versione inizi Novecento del Dr. House, The Knick, il serial di Steven Soderbergh che arriverà presto su Sky, racconta il parossismo della chirurgia sperimentale dai perimetri del circus, l’anfiteatro dove i medici dell’ospedale di New York operano e sperimentano sotto gli occhi di colleghi e allievi. Al centro del plot il primario John Thackery interpretato da Clive Owen, bruciato dalla passione per il lavoro, che vive fra esperimenti di anestesia con la cocaina iniettata nella spina dorsale del paziente e personali demoni da combattere con la stessa droga ma iniettata in vena. E perfino nel pene di fronte ad una sgomenta infermiera. La rivoluzione industriale ammala i poveri nei ghetti, un dottore di colore arriva come una bomba nella comunità wasp e razzista del circus, l’ospedale va avanti con i soldi provenienti dai ricoveri e il barelliere più è prepotente e più porta a casa degenti, possibilmente in fin di vita ma non morti. Un ritratto potente, cruento (alcune operazioni a vista sono davvero insopportabili), un po’ noioso nel raccontare la parte della proprietà con la donna in prima fila, ma il cinismo dello sviluppo e il bene della ricerca l’un contro l’altro armati ci restituiscono il senso di una devastante battaglia, quella per la salute, il benessere e contro la malattia. L’infezione è contagiosa, soprattutto di questi tempi. Bravissimo Clive Owen.
Piera Detassis
CLIVE OWEN: «IL MIO CHIRURGO GENIALE ED ESTREMO »
«Lavorare al dottor Tachery in The Knick è stata una sfida eccitante: che noia sarebbe stato interpretare un medico buono »
Clive Owen è arrivato oggi al Festival per presentare The Kinck la serie televisiva più controversa e coraggiosa degli ultimi anni, diretta non a caso dal premio Oscar Steven Soderbergh. «Un giorno Steven mi chiama », ha detto Owen in conferenza stampa, «e mi fa: ho trovato una sceneggiatura pazzesca e voglio farne almeno dieci ore di serie tv. Dopo neppure quarantiacinque secondi che me ne parlava avevo già deciso: volevo farlo, volevo essere il conturbante dottor Thackery, primario chirurgo dell’ospedale The Knick »
«Lavorare sul dottor Thackery è stata una sfida eccitante: che noia sarebbe stato fare un dottore buono che cerca di guarire i propri pazienti », ha proseguito Owen. «Fare, invece, un uomo senza scrupoli che urla al direttore dell’ospedale che vuole dei cadaveri è molto più eccitante. Poi, io non mi aspetto che il pubblico empatizzi con Thackery, non gli deve piacere, lo deve capire, deve capire i suoi ideali e le sue ferite, solo questo ».
La serie firmata da Soderbergh è un capolavoro in dieci episodi che porta nell’hospital una sorta di Faust della New York del Primo Novecento. Owen lo descrive così: «Il mio personaggio, il dottor John Thackery, ispirato a un uomo realmente esistito il dottor William Stewart Halsted, è un personaggio complicato. Un uomo brillante, geniale, dedito alla medicina come nessuno e pronto a fare e a sacrificare ogni cosa per il progresso medico che conduce – o dovrebbe condurre – a un progresso anche nelle condizioni di vita. Al tempo stesso, però, è un uomo arrogante, razzista, insensibile, drogato ». Un uomo, insomma, che cerca di migliorare le condizioni di vita della gente, pur non considerando i suoi pazienti persone ma strumenti del suo genio.