TRIESTE SCIENCE+FICTION FESTIVAL: VINCE LA FANTASCIENZA FILOSOFICA DI “EMBERS”

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Quasi seguendo vocazione e temperamento, le varie (e composite) giurie del Trieste Science+Fiction Festival 2016 hanno assegnato i premi di categoria secondo il proprio preciso ambito di competenza (potremmo dire). Così la Giuria Internazionale ha scelto per il premio Asteroide (assegnato al miglior lungometraggio in concorso) Embers, produzione polacco/statunitense nonché opera prima di Claire Carré, un’opera di fantascienza quasi filosofica che, al netto della suo propensione all’intellettualismo e al sentimentalismo, ricrea in maniera molto originale e artistica un mondo quasi algido in cui la popolazione (i superstiti di una pandemia dalle conseguenze apocalittiche) è condannata a perdere la memoria. Cioè ogni giorno la mente dei sopravvissuti si risveglia resettata e deve ricominciare da zero. Come possono esistere in questo contesto concetti e sentimenti come l’amore, la solidarietà, l’amicizia?

La redazione di Nocturno, preposta al Nuove Visioni Award ha invece preferito I Am Not a Serial Killer (ne avevamo parlato a inizio festival), dell’irlandese (per l’occasione traslocato negli Usa) Billy O’Brien, proprio per la sua commistione di tematiche (storia di formazione, dramma psicologico, horror, fantascienza e persino love story) e quindi in qualche modo “significativa e originale” per l’evoluzione del genere.

Il Premio della Critica Web (istituito quest’anno) si è invece orientato verso Under the Shadow (ne abbiamo parlato ieri) avvincente horror ambientato in Iran e diretto da Babak Anvari. Tra l’altro giova ripetere che la pellicola è la candidata ufficiale degli Oscar per il film straniero della Gran Bretagna.

Il pubblico invece non poteva che appassionarsi per il libertario e pirotecnico Moonwalker del francese Antoine Bardau-Jacquet una storia che racconta in maniera esilarante il piano della Cia per inventarsi e far filmare (nientemeno che a Stanley Kubrick!) uno sbarco americano sulla Luna (è il 1969, quindi…). Il problema è che la Londra di fine anni ’60, più che ai complotti è interessata al sesso, alla droga e al rock’n’roll! Il lungometraggio made in Italy Monolith di Ivan Silvestrini, si è poi guadagnato una Speciale Nota di Merito per “la grande capacità di dimostrare l’alto livello che può raggiungere una produzione italiana”.

Chiudiamo con i premi ai corti: Mèlies d’Argento a Getting Fat in a Healthy Way del bulgaro Kevork Aslanian, e Cinelab a Djinn Tonic dell’italiano Domenico Guidetti.

Trieste Science + Fiction Festival (creatura, ricordiamolo, promossa e organizzata dalla Cappella Underground) chiude i battenti così, come meglio non avrebbe potuto, con un’edizione fantasmagorica, di straordinario successo per il record delle presenze e il numero di ospiti e anteprime, ma dando già appuntamento per la prossima stagione, la numero 17.

E come direbbe Mr.Spock, uno dei numi tutelari di questa edizione: “lunga vita e prosperità”.