“Tutti i soldi del mondo”, la storia vera del sequestro Getty: la recensione

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Tutti i soldi del mondo

Usa, 2017 Regia Ridley Scott Interpreti Michelle Williams, Mark Wahlberg, Romain Duris, Christopher Plummer, Charlie Plummer, Timothy Hutton, Marco Leonardi, Charlie Shotwell, Giulio Base Distribuzione Lucky Red Durata 2h 12’

Al cinema dal 4 gennaio 2018

LA STORIA – Il 10 luglio 1973 viene rapito a Roma, Paul Getty III. Ha sedici anni ed è il nipote dell’ “uomo più ricco della storia”, il petroliere Jean Paul Getty. La madre Gail disperata si rivolge all’ex suocero (ha divorziato da un marito disutile e tossico) per il riscatto richiesto: 17 milioni di dollari!! La risposta è raggelante: “Ho 14 altri nipoti e se tiro fuori anche un penny avrò 14 nipoti sequestrati”. Però il magnate affida al suo responsabile della sicurezza, Fletcher Chace, il compito di fare da mediatore tra famiglia e rapitori, inizialmente semplici delinquenti male in arnese, poi sostituiti dalla ben più efficiente ‘ndrangheta calabrese. I mesi passano e l’angoscia diventa disperazione quando viene recapitato un orecchio dell’adolescente sequestrato.

L’OPINIONE – Si comprendono i motivi che possono aver affascinato un cineasta navigato come Ridley Scott: una storia criminale, tesa, in “ambiente esotico” ma idolatrato in tutto il mondo (Roma, capitale della Dolce Vita) e soprattutto con un sottofondo turgidamente shakespeariano, ovvero la tragedia dell’avarizia, del primato delle robe sui sentimenti. Quindi eccolo tuffarsi a picco su una biografia di John Pearson e assicurarsene i diritti, per affidare poi a David Scarpa (un cognome un destino? Suoi sono peraltro gli script de Il castello e del remake di Ultimatum alla terra) l’estensione della sceneggiatura. Peraltro, più che a un moderno Shylock e la sua disperante condanna alla taccagneria, il Getty di Scott/Plummer ricorda più un dickensiano Ebenezer Scrooge (del resto recentemente interpretato dallo stesso ottimo attore), a volte pungente gaglioffo (“diventare ricchi è facile, qualsiasi idiota può riuscirci. E’ esserlo che è difficile”, battuta quasi wellesiana) altre meschino borghesuccio (ebbene sì), nonostante la voce fuori campo (di Getty III) azzardi rivolto al pubblico in sala: “sembriamo come voi, ma non siamo come voi”.

Se Scott vanta l’alibi di una sostituzione quasi a prodotto finito, da Kevin Spacey allo stoico Christopher Plummer (giustificata? Probabilmente sì se si pensa al pubblico da morale un tanto al chilo che affolla le sale USA), Tutti i soldi del mondo può vantare comunque di suo sbandamenti di sceneggiatura e momenti kitsch (involontari) da scult movie. Diciamo che l’ambientazione italiana può far arricciare il naso forse solo dalle nostre parti (tra brigatisti da fumettaccio, prostitute fellinian-pasoliniane, paparazzi, sequestratori che ballano sull’aia con la fisarmonica e il tamburello, paesani che “non voglio essere coinvolto”), ma di certo la forzatura finale in montaggio alternato (para Griffithiano) è da urlo orripilato: con il ragazzo (che è interpretato da un attore di 18 anni che sembra averne di più, Charlie Plummer, nessuna parentela con Christopher) che sciabatta malconcio nella notte in un paese omertoso che non gli apre porte e serrande, inseguito dai criminali che lo vogliono uccidere, escluso l’amichevole Cinquanta (Romain Duris), ma anche da mamma e l’ex CIA Chace molto efficiente (nella realtà il ragazzo verrà raccolto e accompagnato da un camionista); mentre in contemporanea, il nonno avido accumulatore, crepa in solitudine abbracciato a un capolavoro del ‘500 (nella realtà sarebbe morto 3 anni più tardi!). Decorosissima la prima parte, fastidiose le musiche sempre un po’ troppo addosso alle scene, ondivago il cast, tra un’ottima Michelle Williams e un perplesso Mark Wahlberg. Proprio come noi!

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