“VELOCE COME IL VENTO”: LA RECENSIONE

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Italia, 2016 Regia Matteo Rovere Interpreti Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Roberta Mattei, Paolo Graziosi Distribuzione 01 Distribution Durata 1h e 59′

In sala dal 7 aprile

Giulia De Martino (Matilda De Angelis) ha 17 anni e fa il pilota. Non solo, è talmente brava da essere una delle promesse, a bordo di una Porsche nera e arancione, del Campionato GT. Però la vita non ti avverte quando dietro l’angolo c’è una curva stretta: a Giulia muore il padre, finisce per essere ingoiata da un debito, ha sulle spalle un fratellino che non ride mai e, soprattutto, è alle prese con il ritorno a casa di suo fratello più grande, Loris (Stefano Accorsi). Vive in una roulotte Loris, in compagnia di una fedele cagnolina, di una Peugeot 205 rossa e di Annarella (Roberta Mattei), anch’essa come lui vagabonda e travolta dalla droga. Anche se Loris, oltre che essere uno spiantato è pure un geniale (ex) pilota di Rally. Il rapporto tra Giulia e Loris non è facile ma, ritrovandosi, odiandosi e ritrovandosi ancora, i due torneranno, fino all’ultima corsa, a volersi bene.

Come una vena che pulsa, come un pistone che forsennatamente pompa energia, come un abbraccio silenzioso riempito di caos. Se il cinema italiano è (ri)tornato a fare del cinema (pensando a Lo Chiamavano Jeeg Robot o Perfetti Sconosciuti), allora Veloce Come il Vento deve essere la regola. Scritto (insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri), diretto e ideato da Matteo Rovere, e prodotto da Domenico Procacci, il film di cui sopra, non è solo una pellicola capace di suscitare verissime emozioni, ma è in grado pure di farci guardare dentro, scrutando in noi qualcosa di essenziale: l’attimo. Dedicato alla femminilità che sbraccia in un mondo maschile e maschilista, nonché ispirato ad una storia verissima, tramandata da un meccanico che raccontava a mo’ di cantastorie le gesta eroiche del pilota Carlo Capone (se non lo conoscete, andatevi a leggere chi era e chi è, resterete basiti), Veloce Come il Vento fa dell’attimo il sincrono giusto: perché per un pilota, come per chi cerca le emozioni forti, l’attimo è la divinità assoluta in cui credere, quella che si invoca e che si spera duri per sempre. E il cinema espresso da Rovere, in questo caso, è ricco di bellissimi attimi che, insieme, vanno a formare un meccanismo perfetto: la storia, straziante, vera, emozionante; gli attori, con un Accorsi perfetto e una giovane Matilda De Angelis profonda e brillante (con qualche venatura dark, come ogni eroina che si rispetti); una regia che tiene due strade: quella adrenalinica e quella empatica verso i personaggi; ma anche la colonna sonora (firmata da Andrea Farri con l’aggiunta di pezzi di Awolnation, dei Nibiru Prj22 e FM Belfast), che si inserisce perfetta tra le tante scene madri e i luminosi dialoghi, creando un opposto magnifico, come quando la dolcezza di un violino si poggia sopra ai rombi disperati di una macchina – che ha vent’anni portati da Dio. E proprio quella macchina che sfreccia verso qualcosa di più grande, si lascia dietro quegli attimi di vita, follia e amore che, per il tempo di un sorpasso o di un film così, ci hanno fatto piangere e sorridere come poche volte prima.

Damiano Panattoni