Addio a Jean-Jacques Beineix, il regista di Betty Blue

Il regista francese aveva 75 anni, è morto a Parigi il 13 gennaio.

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Jean-Jacques Beineix

Se n’è andato in silenzio Jean-Jacques Beineix, regista francese che da oltre vent’anni era lontano dal grande cinema. Aveva 75 anni, è morto a Parigi il 13 gennaio.

Negli anni Ottanta fu uno dei componenti della triade protagonista di una rivoluzione all’interno del cinema francese, composta insieme a lui da Luc Besson e Leos Carax.

Ognuno di loro aveva una poetica e un’estetica estremamente personale, le loro idee di cinema erano diverse, ma tutti e tre avevano convenuto che la produzione francese dovesse staccarsi dalla tradizione, ancora molto legata alla nouvelle vague, alla commedia in stile pochade e all’egemonia della Comédie-Francaise.

Beineix fu il precursore, anche perché molto più anziano dei suoi due colleghi (rispettivamente classe ’59 e ’60), ma ciò nonostante al lungometraggio arrivò relativamente tardi, nel 1980, quando aveva già 34 anni, dopo essere stato assistente di registi come Jean Becker e Claude Zidi.

L’esordio arriva con Diva

Un giallo melò che trae ispirazione da La conversazione di Coppola e Blow-up di Antonioni, girato con un’estetica che la critica dell’epoca bolla come pubblicitaria, un aggettivo che diventò d’uso comune negli Ottanta per registi come Adrian Lyne, Tony Scott, Hugh Hudson, tutti provenienti dalla scuola dei commercials.

Il film fu comunque un grande successo, vinse quattro César e spianò la strada soprattutto a Besson, che con Subway cinque anni dopo attinge a piene mani da diva.

Jean-Jacques Beineix nel frattempo aveva girato il suo secondo film

Lo specchio del desiderio, tratto dal romanzo di David Goodis C’è del marcio in Vernon Street, anche questo un’affascinante commistione di generi, tra thriller psicologico e melodramma. Opera ambiziosa e non priva di difetti,  rivista oggi è anche densa di un notevole fascino retrò.

Jean-Jacques Beinex lo specchio del desiderio

Girato quasi interamente a Cinecittà, è un classico esempio di magnifica ossessione cinematografica, con un cast per l’epoca davvero sontuoso, composto da Gerard Depardieu, Nastassia Kinski (protagonista due anni prima di un altro bellissimo fiasco, Un sogno lungo un giorno di Coppola, di cui non pochi echi si sentono in questo film) una giovanissima Victoria Abril (all’epoca appena ventiquattrenne, ma già con un curriculum importante) e anche il compianto Vittorio Mezzogiorno.

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Il film non ha lo stesso successo del precedente, anzi, è un vero e proprio fiasco, ma vince comunque un César per le migliori scenografie.

Tre anni dopo arriva il suo capolavoro (GIRA PAGINA)