E’ arrivato il suo giorno, quello della consegna da parte della Berlinale 2023 dell’Orso d’Oro alla Carriera a Steven Spielberg. Che si conferma come la principale attrattiva del Festival di Berlino di quest’anno parlando dei possibili progetti sui quali vorrebbe concentrarsi dopo The Fabelmans (e dopo gli Oscar). “Non ne ho idea”, ha confessato, dopo aver accennato a una miniserie HBO in sette puntate tratta da una sceneggiatura originale di Stanley Kubrick, Napoleon.
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“Ho sempre voluto raccontare la storia di mia madre, mio padre e delle mie sorelle. Un’idea che è stata dentro di me per tutta la vita e che traspare in tutti i miei film che, alla fine, sono sempre personali. Anzi molti di loro riguardano proprio la famiglia. Ero così preso da due film uno dopo l’altro che non ho mai davvero potuto pensare a cosa fare dopo – ha detto, facendo riferimento a West Side Story e all’ultimo titolo presentato alla Festa del Cinema di Roma. – Sono qui seduto a dire a tutti che non so cosa farò. Non ne ho idea”.
“È una bella sensazione in un certo senso e anche una sensazione orribile – ha aggiunto. – È bello poter avere di nuovo il controllo della mia vita e fare scelte nella vita reale. Ma ho bisogno di lavorare e mi piace lavorare. E questa sarà la domanda più grande alla quale cercare risposta per il resto dell’anno”.
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Nel quale il regista potrebbe dedicarsi al suddetto Napoleon (“la cosa adesso sta diventando più concreta”, ha detto) o recuperare alcuni dei suoi progetti dimenticati, come il ritorno di Frank Bullitt o il biopic su George Gershwin. “E’ banale dirlo, ma i film sono come i figli”, ha continuato, evitando di dichiarare quale fosse il suo preferito. Anche se c’è un ricordo particolare per Francois Truffaut, dal quale venne “in parte” l’ispirazione per l’E.T. del 1982: “Fu lui a dirmi ‘tu hai il cuore di un bambino e devi fare un film con i ragazzini'”.
