Cattiva coscienza, intervista a Matilde Gioli e Francesco Scianna

I due interpreti ci parlano della linea sottile tra coscienza e incoscienza, di società che giudica e senso di libertà

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La coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio. Lo diceva Alberto Moravia in uno dei suoi scritti e lo sottolinea Cattiva coscienza, il nuovo film diretto da Davide Minnella (al cinema dal 19 luglio con Vision Distribution), che mette al centro del racconto proprio loro, le nostre vocine nella testa.

Lo fa in una cornice di commedia romantica di fantascienza, nella quale le coscienze abitano un Mondo Altro e controllano, con più o meno successo, le gesta dei propri ‘protetti’. Tra questi c’è Otto (Francesco Scianna), la migliore coscienza d’Italia perché il “suo” Filippo (Filippo Scicchitano) lo segue ciecamente, garantendogli punteggi clamorosi. Almeno finché, alla vigilia del suo matrimonio con Luisa (Beatrice Grannò), Filippo si scopre represso e decide di disobbedire alla sua coscienza, perché si è innamorato di un’altra, una ragazza di nome Valentina (Matilde Gioli), che gli ha fatto perdere la testa. Otto non ha altra scelta che scendere sulla Terra per farlo tornare in sé e non perdere la meritata promozione.

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Della linea sottile tra coscienza e incoscienza, giudizio e libertà ne abbiamo parlato con due degli interpreti principali, Francesco Scianna e Matilde Gioli, che ci hanno raccontato in primis i loro momenti di massima incoscienza. In senso positivo. «Il mio momento di massima incoscienza, inteso anche come in armonia totale con l’esistenza, l’ho vissuto durante un viaggio che ho fatto lontano dall’Italia» racconta Scianna. «Lì ho sentito il mio corpo trasformarsi in altro. Ero in uno stato di grazia, dove tutto era fluido. È stato uno dei momenti più spirituali della mia vita».

Di incoscienza in termini di pericolosità ci risponde Matilde Gioli, che spiega: «mi vengono in mente una serie di cavolate ed episodi un po’ pericolosi vissuti in sfida con la vita, quando ho cercato l’adrenalina con sport estremi. Ma i momenti incoscienti in senso positivo li associo anche io a quando mi sono sentita parte di altro, come se fossi sul pianeta Pandora, quando gli abitanti del pianeta si connettono con la terra. In quei momenti di connessione con la natura, con gli animali e con le piante, sentivo di essere non più in uno stato di controllo severo, non pensavo all’azione che avrei fatto un secondo dopo, ma mi lasciavo andare».

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