Da Sanremo al cinema: Fabrizio Moro racconta Ghiaccio

L’esordio di Fabrizio Moro alla regia con Alessio De Leonardis racconta la storia di un giovane pugile che combatte la partita della vita. Con Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara

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La storia di un ragazzo, Giorgio (Giacomo Ferrara, lo Spadino di Suburra), che nella periferia romana degli Anni ’90 decide di diventare, aiutato da Massimo (Vinicio Marchioni), un pugile professionista. E prova così a riscattarsi dalla malavita e da un destino già scritto. Ma Ghiaccio, esordio nella regia cinematografica del cantautore Fabrizio Moro (che pochi giorni prima dell’uscita-evento della pellicola in sala, il 7, 8 e 9 febbraio, è salito sul palco di Sanremo con la canzone Sei tu vincendo il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo) insieme ad Alessio De Leonardis, è più di questo.

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Il film (una produzione La casa rossa di Francesca Verdini con Tenderstories in associazione con L’Università Telematica San Raffaele Roma, in collaborazione con Sky e RTI, distribuito da Vision Distribution) racconta anche la loro di storia. Quella di due ex ragazzi, nati in quella parte di Roma «dove non arriva la bellezza», che hanno lottato per i propri sogni, e poco importa se erano fatti di note o immagini. Ghiaccio parla un po’ anche di loro, delle «vasche con la macchina in via del Corso, dopo la discoteca» e dell’atmosfera delle borgate dove, oggi come ieri, «la gente fa la spesa al mercato e i ragazzini hanno la comitiva e non i cellulari». Sarà per questo che dopo averla scritta, quella storia, hanno anche deciso di girarla. Con un’attenzione: «Riuscire a essere credibili nel mondo della boxe, soprattutto nella scena dell’incontro». Quella è stata una sfida nella sfida, «con i primi due round girati in un unico piano-sequenza».

Ecco cosa hanno rivelato a Ciak i due registi del film, che ha nel cast anche Claudio Camilli, Beatrice Bartoni, Sara Cardinaletti, Valerio Morigi, Lorenzo Grilli, Emanuele Propizio, Mauro Cremonini e Lidia Vitale.

Fabrizio Moro al cinema. È una novità. Come è nata questa avventura?

L’amore per il cinema c’è sempre stato ed importante quanto quello per la musica. È una passione che mi è stata trasmessa da mia mamma, da ragazzino. Ho studiato all’Istituto per la cinematografia e la tv Roberto Rossellini, anche se poi ho preso una strada diversa. In questi due anni, però, questo progetto mi ha salvato dalla depressione. Per un musicista stare lontano dal palco è la cosa più brutta che possa accadere.

Alessio, da tempo lavori in questo ambito, affiancando registi nazionali e internazionali. Questo però è il tuo primo film. Ho letto che sognavi di realizzarlo prima dei 40 anni.

Li compio il 12 febbraio, quindi centro l’obiettivo in pieno (ride ndr). Ho iniziato molto giovane, ho fatto tutta la gavetta. Con Fabrizio abbiamo scritto questa storia pensando di darla poi a qualcuno. Quando però è arrivato il momento, ci siamo detti: «Perché non lo facciamo noi?

Come nasce il soggetto?

Fabrizio: Ci sono vari fili conduttori. Noi due siamo diventati amici stretti perché veniamo dalla stessa realtà. Io sono nato e cresciuto a San Basilio, lui a La Rustica. Pur avendo età diverse, siamo della generazione che ha vissuto la periferia negli Anni ’90. Ghiaccio parte da lì. Perché invece il pugilato? Tre anni fa, prima di un concerto al Forum di Assago, sono andato a vedere un incontro di boxe e lì ho conosciuto Mirko Valentino, che nel film interpreta “Lo Zingaro”. Mi colpì, forse perché ho sempre avuto la passione per Rocky. Vidi questo ragazzo, un piccoletto tatuato che, in mezzo a tante stelle, arrivava da sconosciuto. Gli altri entravano accompagnati dalla musica dei rapper, lui sulle note di Mario Merola. Salì sul ring, le diede di santa ragione all’avversario e perse ai punti. Decisi di invitarlo al mio concerto. La sera dopo l’ho fatto salire sul palco, ho raccontato la storia, è partita un’ovazione e ho detto: «Stasera ti sei preso l’applauso che ti meritavi ieri». Rientrato ho chiamato Alessio: «È tempo di fare un film sulla boxe». Mio nonno era un pugile. Il parallelismo fra musica e boxe l’ho incontrato tante volte. Accettare di esibirsi su un palco importante è come per un pugile salire su un ring. E cercare di far pace con la sua voglia di rivalsa.

Giacomo decide di combattere la criminalità. Allo stesso tema hai dedicato nove anni fa la tua prima canzone a Sanremo, Pensa. Difficile sia una coincidenza.

È una tematica a cui mi sento legato. Quando cresci in un quartiere come il mio o diventi qualcuno al di fuori della malavita oppure diventi un malavitoso.

Non è un caso allora che Ghiaccio, più che Cinderella Man o altri grandi esempi, ricordi Suburra, Gomorra, Romanzo criminale.

Alessio: Il nostro protagonista fin dall’inizio si domanda se sia un buono o un cattivo. C’è una linea sottile nel crescere in determinate realtà che a un certo punto ti confonde. Ti chiedi: «Io da che parte sto?». E non perché non sia chiaro o perché non hai una famiglia che ti segue, ma semplicemente perché spesso ti ritrovi a essere amico di persone che stanno sia da una parte che dall’altra. Anche per questo la malavita entra nella storia: ha camminato parallela alle nostre.

Il film suggerisce che avere un motivo aiuta a salvarsi.

Fabrizio: È fondamentale, soprattutto quando arrivi da una piattaforma in cui non c’è nulla. La fortuna arriva quando quel motivo lo riconosci. A 12 anni ho iniziato a suonare la chitarra e a scrivere. Ero un ragazzetto introverso e ho realizzato che in quel modo ero bravo a esprimermi. Poi, certo, da lì a centrare gli obiettivi la strada è lunga: c’è bisogno di tanta forza interiore, umiltà. E di rabbia.

Alessio: Sono d’accordo. La boxe, lo sport sono metafore della vita, raccontano soprattutto chi prova a cambiare. Tutti, ma soprattutto noi che abbiamo tentato una strada diversa da quella classica, partiamo con alcune difficoltà. Ti costruisci obiettivi, lotti, non sempre li raggiungi ma, citando una frase del film, «se perdi è uguale, perché i guerrieri non perdono mai, caso mai imparano».

Il vostro protagonista ha un motivo, ma anche e soprattutto l’amore.

A: Ghiaccio è una grande storia d’amore, amore per i figli, la moglie, la fidanzata, la mamma, per lo sport. Anche l’amicizia è un’altra faccia dell’amore.

F: In fondo puoi lottare, puoi tirar fuori tutta la forza che vuoi, ma da soli non si vince mai veramente.