Ghiaccio, Vinicio Marchioni confessa: «ho implorato Fabrizio Moro»

L'attore è con Giacomo Ferrara nell'esordio del cantante e De Leonardis

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Ghiaccio

Non si parla solo di boxe in Ghiaccio, film in uscita nei cinema come evento il 7, 8 e 9 febbraio distribuito da Vision Distribution (e prossimamente su Sky e poi Mediaset) e opera prima della strana coppia di registi formata da Alessio De Leonardis a Fabrizio Moro, noto cantante che del film ha curato anche le musiche. Non solo la canzone “Sei tu”, che Moro presenterà in gara alla 72esima edizione del Festival di Sanremo e contenuto nel nuovo Ep del cantautore ‘La mia voce’, ma l’intera colonna sonora, composta in alcuni casi durante le riprese. Come nel caso della scena in cui il protagonista interpretato da Giacomo Ferrara è in macchina con gli amici, che De Leonardis racconta così: “Fabrizio l’ha scritta durante le riprese, alle 3 di mattina si è fermato e si è messo al piano, e quella musica non è più stata modificata, solo riarrangiata”.

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L’unico ad aver qualcosa da dire sembra esser stato l’altra star del film, Vinicio Marchioni, ex pugile per la scelta di diventare padre, che è stato costretto a cantare una ‘terribile’ serenata alla moglie interpretata da Sara Cardinaletti. “Voglio ringraziare Alessio e Fabrizio per avermi fato perdere quel minimo di dignità che ancora mi rimaneva – dice sarcasticamente l’attore. – Ho implorato Fabrizio Moro, ma non mi ha fatto fare prove. Alla fine ho capito che era giusto così, che quel personaggio doveva stonare. Però lo dico subito e una volta per tutte, che non mi chiamasse mai nessuno per un musical, mai nella vita”.

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“Gli ho insegnato io a esser stonato, – conferma il cantautore. – Abbiamo cercato in tutti i modi di mettere in difficoltà Vinicio”, costretto a cimentarsi con la “E tu…” di Claudio Baglioni, “una canzone difficilissima da cantare”, conferma Fabrizio Moro, che ricorda: “Vinicio non si preoccupava minimamente della sua interpretazione, ma solo della sua performance canora. Ogni giorno veniva in regia e ci diceva ‘mi dovete dare una mano…'”.

 

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Impossibile non fare riferimento al Festival di Sanremo, dove il neo regista presenterà questa stessa “Sei tu”, e la cover di “Uomini soli”. “Nella canzone non c’è rabbia, ma amore, come nel film. Mi è stata ispirata dall’amore tra i due personaggi principali del film, nei quali ho riversato tanto di me. E poi ho cercato di aprirmi fino in fondo senza aver paura di farmi leggere dentro dalla persona che amo. Ho voluto dedicare queste parole a questa persona perché mi ha salvato dalla parte più brutta di me stesso, che stava emergendo in questi due anni così complicati, lontano dal palco”. Quanto alla cover dei Pooh, invece: “l’ho scelta perché la cantavo bene ai matrimoni, quando ero piccolo e mi chiedevano sempre Uomini soli. Speriamo mi venga bene sul palco, c’è Facchinetti che mi guarda e spero di non fare brutta figura… è un pezzo che ho metabolizzato bene nel tempo”.

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Proprio la situazione cui si fa riferimento è stata paradossalmente determinate nella storia del film, come rivela Alessio De Leonardis: “Se non ci fosse stata la pandemia, Ghiaccio non ci sarebbe”. Ma il progetto parte “da molto lontano”, a detta ancora di Moro: “Con Alessio ci siamo conosciuti sul set di un mio videoclip, ma nonostante ci fosse l’idea di scrivere una storia insieme che avesse come filo conduttore la boxe eravamo io sempre in tour e lui sul set. Con la pandemia abbiamo avuto una parentesi di tempo abbastanza larga e ci siamo messi a scrivere, per poi trovare a tempo di record sia la produzione sia una distribuzione”.

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E due interpreti conquistati dalla sceneggiatura, come conferma Vinicio Marchioni: “Fare un film sul pugilato, dopo tanti giganti è difficilissimo, rischi di fare una brutta copia di qualcosa e invece ho trovato tanta accuratezza. Che ci ha permesso di arrivare sul set senza sentirci ipocriti. E poi questa Roma anni ’90, ricca di ironia, di leggerezza, di una romanità positiva, e del senso di comunità e di riscatto che arriva dai personaggi”. Con i quali i protagonisti hanno condiviso molto: “il sudore, il male alle ossa, lo sguardo, le loro camere vuote, la loro solitudine”, d’altronde “un attore si prepara da solo, come il pugile, e va sul ring da solo”.

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“Un film che apre le porte in una abbraccio” lo definisce, convinto che “possa parlare veramente a tutti, soprattutto dopo questi due anni di pandemia in cui siamo diventati tutti più individualisti”. Ma soprattutto un film che per lui ha significato molto e che gli ha “confermato come il nostro mestiere sia importantissimo”. “Puoi cambiare la vita di uno spettatore con un film – dichiara Vinicio. – E’ una delle cose più belle che mi sia successa, e l’ho detto anche su Instagram. A 46 anni non sono più disposto a fare questo mestiere se non in questo modo. Dopo questo film so cosa significhi essere un professionista. Penso mi sia scattato qualcosa dentro.

 

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Una esperienza indimenticabile anche per Giacomo Ferrara, che scherza ricordando la preparazione: “E’ stata molto dura… Ne ho prese tante!”. E poi, più serio: “Ghiaccio è un film sull’amore travestito da film sul pugilato. E proprio l’amore è ciò per cui vale la pena combattere oggi. Che sia per uno sport, un sogno, una persona, è l’amore che ci muove. E lo è anche per me, nel mio privato”.

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