David di Donatello 2022, ragazze “elettriche” e un nuovo sistema italiano

Annunciate oggi le candidature alla 67° edizione dei premi David di Donatello

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I David di Donatello, il più importante riconoscimento cinematografico nostrano assegnato dall’Accademia del Cinema Italiano, torna in questa 67° edizione in presenza agli studi di Cinecittà. Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia, ha annunciato oggi i candidati nelle 25 categorie dei premi.

Sono i film di Paolo Sorrentino e Gabriele Mainetti a dominare la classifica con il maggior numero di nomination: 16 per È stata la mano di Dio e Freaks Out. E nonostante la location della cerimonia invochi un ritorno del grande cinema a Roma, a guardare alle candidature, sono per il momento la Calabria e la Campania le vere portabandiera del cinema italiano di quest’anno.

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La sera del 3 maggio Carlo Conti e Drusilla Foer annunceranno in diretta in prima serata su Rai 1 i vincitori del meglio della passata stagione cinematografica italiana in una cornice che, stando agli organizzatori, intende essere soprattutto elegante. Eleganza, passione per il cinema e fare sistema tra le diverse realtà sono i concetti che hanno orientato Detassis, Stefano Coletta, direttore di Rai 1 e Nicola Maccanico, amministratore delegato dell’Istituto Luce Cinecittà, nell’organizzazione della serata.

Questa serata deve avere soprattutto il compito di stimolare gli spettatori a tornare al cinema – ha detto Carlo Conti in conferenza stampa –. Uno dei compiti principali che deve avere questo premio è stimolare il pubblico a tornare in sala”. Per contraltare però uno dei titoli con il maggior numero di candidature è proprio il film Netflix È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, che ha avuto un passaggio in sala di sole tre settimane.

Rispetto alla competizione tra sala e piattaforma Piera Detassis risponde ponendo l’accento sul meccanismo virtuoso che i David intendono generare nella produzione cinematografica. “Credo che non possiamo vivere fuori dalla realtà, ma dobbiamo affrontarla ad occhi aperti – ha detto la direttrice –. È chiaro che viviamo in una realtà in cui ci sono le sale e ci sono le piattaforme e dobbiamo muoverci verso un accordo sempre più virtuoso tra queste due dimensioni. La giuria dei David dà indicazioni di qualità, di possibilità internazionali dei film e di nuove tendenze”.

Il 91% dei membri della giuria dei David, composta dai rappresentanti delle principali categorie del cinema italiano, ha votato alla selezione dei candidati alle cinquine. La varietà nei generi, negli autori e nei nomi dei talenti, vecchi e nuovi, portano alla ribalta, oltre che i film di Sorrentino e Mainetti con 16 candidature, anche Qui rido io di Mario Martone, con 14 candidature, Ariaferma di Leonardo di Costanzo e Diabolik dei fratelli Manetti, entrambi con 11 candidature. Sei candidature sono andate a tre titoli diversi negli stili, nel linguaggio, nella forma e nel contenuto: A chiara di Jonas Carpignano, Ennio di Giuseppe Tornatore e I fratelli De Filippo di Sergio Rubini.

A fronte della varietà Detassis ha notato la sorpresa di Leonardo Di Costanzo e al tempo stesso l’apertura ad un cinema di genere nuovo per l’Italia come il fantasy in Freaks Out e il cinecomic in Diabolik dei fratelli Manetti.

Una delle novità più interessanti riguarda la categoria delle attrici protagoniste. “Sono ragazze elettriche” ha detto Detassis, facendo riferimento in particolare alla giovane Aurora Giovinazzo di Freaks Out, ma anche al fatto che “tutte, tranne una, che è Maria Nazionale, tutte sono state nominate per la prima volta ai David”. Sono: Swamy Rotolo per A Chiara, Miriam Leone  per Diabolik e Rosa Palasciano per Giulia.

Ennio è invece il film che segna la sempre maggiore labilità del confine che separa i generi: un documentario che “rappresenta il sogno e la nostalgia del cinema – continua Detassis -, mentre Martone rappresenta il sogno del teatro”.

Ci sono molti film corali, ma ci sono soprattutto storie e nomi del sud d’Italia, Campania e Calabria soprattutto, quest’ultima ben rappresentata da due titoli A Chiara e Una femmina. “Sono due storie di donne sole e resilienti contro la ’ndrangheta” ha spiegato Detassis. La quale però non ha potuto fare a meno di concludere tornando alle aspirazioni dell’istituzione che ospiterà la cerimonia dei David di quest’anno, Cinecittà, con cui l’Accademia del cinema italiano ha stretto un solidale accordo: “È un cinema un po’ lontano da Roma – ha detto la direttrice –, ma ci tornerà!”.