CIAK BIZARRO! AMERICAN SNIPER

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DI MARCELLO GAROFALO

Sta per uscire sugli schermi di tutto il mondo (in Italia il primo gennaio)  il nuovo film di Clint Eastwood “American Sniper” e già si vocifera di ennesimo capolavoro diretto dal regista-attore diventato nel tempo una figura iconica all’interno della cultura popolare e nell’immaginario moderno, grazie non solo ai ruoli ricoperti nei western leggendari di Sergio Leone e nei polizieschi di Don Siegel, ma anche alla sue straordinarie regie tese ed asciutte, non di rado molto commoventi (si pensi solo ai finali di “Million Dollar Baby” o di “Gran Torino”).

Nelle foto che vi mostriamo, eccolo spensierato e prestante giovanotto con pantaloncini da bagno, in gradevole compagnia femminile (Olive Sturgess e Dani Crayne) nella sua San Francisco del 1954 e poi ultraottantenne mentre dirige Bradley Cooper sul set di “American Sniper”.

Tratto dall’autobiografia di Chris Kyle, “American Sniper”  racconta la storia del migliore tiratore (fu soprannominato “The Legend” dai suoi compagni e “The Devil” dai nemici, che misero una taglia sulla sua testa) delle forze armate americane nel corso della guerra in Iraq, ripercorrendone sia la vita sul campo di battaglia, sia quella familiare, ponendo in evidenza le difficoltà di conciliare questi due “mondi” tanto distanti.

Eastwood ha assunto il comando della pellicola, dopo il forfait di Steven Spielberg. E nelle mani di Clint c’è da credere che questa storia di conflitti abbia assunto sfumature ancora più sottili e angoscianti. Chris Kyle fu vittima di numerose imboscate dalle quali uscì sempre riportando lievi ferite, ricevè medaglie e onorificenze dal Corpo dei Marine degli Stati Uniti e, dopo aver scritto la sua autobiografia, concluse tragicamente e in maniera paradossale la sua esistenza nel 2013:  fu ucciso da un commilitone che soffriva di trauma post bellico, mentre era al poligono di tiro ad esercitarsi. La guerra miete vittime anche dopo, quando in apparenza è finita.

Bizzarro-Eastwood-&-Cooper