Era scomparso da gennaio l’attore inglese Julian Sands, durante un’escursione sul Monte Baldy, in California, a nord-est di Los Angeles. Le ricerche si sono fermate a lungo a causa delle pessime condizioni climatiche che si sono verificate in quel periodo e che hanno provocato valanghe nell’area. Da poche ore è purtroppo giunta la triste notizia che i resti umani ritrovati il 24 giugno sulle montagne della California, nella zona dove si erano perse le tracce dell’attore, sono proprio quelli di Julian Sands. Le autorità locali hanno confermato alla Cnn la morte dell’attore precisando che la causa è ancora oggetto di indagine, in attesa di ulteriori risultati dei test.
Un triste epilogo per l’attore che tutti ricordiamo nel ruolo di George in Camera con vista di James Ivory, ma anche ne Il fantasma dell’Opera di Dario Argento, in Via da Las Vegas di Mike Figgis e ne Il Pasto Nudo di David Cronenberg. Un anno fa lo avevamo incontrato a Roma sul set dell’opera prima della regista pugliese Grazia Tricarico, Body Odyssey, che non ha ancora una data di uscita. Ecco che cosa ci aveva raccontato la regista del suo film e Julian Sands del suo personaggio.
Scritto dalla stessa Grazia Tricarico con Marco Morana e Giulio Rizzo, la sceneggiatura di Body Odyssey è stata finalista al Premio Solinas aggiudicandosi il Premio Sbarigia per l’originalità nel descrivere l’universo femminile. «Questo film nasce da un interesse per il corpo e per la sua trasformazione, dal conflitto che tutti abbiamo a vari livelli con la nostra fisicità, con la nostra immagine», ha spiegato la regista, «la bodybuilder è uno “strumento” per parlare di qualcosa che riguarda tutti essendo una fisicità non comune, molto particolare, una femminilità sicuramente anomala rispetto a quello che è lo standard estetico più diffuso ai nostri tempi».
Body Odyssey segue Mona, interpretata dalla bodybuilder Jacqueline Fuchs, durante la preparazione della gara che la consacrerà a campionessa mondiale di bodybuilding, accanto a lei il severo coach Kurt (Julian Sands) e Nic (Adam Mišík), un giovane di 25 anni che diventa per lei la proiezione di un sogno d’amore impossibile, sacrificato alla disciplina al quale il suo mondo la costringe. E poi il Corpo che diventa esso stesso un personaggio della storia con il quale Mona avrà un vero e proprio dialogo. «È un film che non ha nessun tono realistico» ha continuato Grazia Tricarico, «non è un documentario, di fatto il corpo forse è l’unica cosa vera di questa storia».
Diplomatasi in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dopo una lunga esperienza nel mondo del cortometraggio che l’ha portata nei maggiori festival del mondo, Grazia Tricarico esordisce quindi con una storia non convenzionale: «Ho sempre scritto cose non proprio standard, diciamo alternative, i miei maestri alla scuola di cinema mi hanno lasciato molta libertà e dato tanta fiducia, questa è una cosa importante durante la formazione».
Nei panni del coach Kurt Julian Sands, una sorta di Dio Creatore che pretende di riempire con l’allenamento e la disciplina la vita di Mona, che considera una sua creatura: «È un artista», ci ha spiegato l’attore, «e sfoga la sua arte sul corpo di Mona. Gli artisti possono essere creativi e distruttivi, il loro lavoro è un punto d’incontro tra queste energie opposte, io provo le stesse cose nel mio mestiere. Ho cercato anche di mostrare la parte nascosta, più tenera e fragile di Kurt e il motivo per il quale vorrebbe fare di Mona un Corpo Supremo». E di Grazia Tricarico dice: «Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta ho pensato che chi l’aveva scritta aveva un dono. È un privilegio lavorare con lei, sarà anche alla sua opera prima ma sta preparando ogni momento di questo lungometraggio da anni. La sua competenza le permette di essere flessibile quando si tratta di girare, a volte allontanandosi da quello che immaginava nella scrittura, è importante che la regista che è in lei subentri alla sceneggiatrice».