Venezia 80, Liliana Cavani riceve il Leone d’oro alla carriera

La regista torna al cinema con L'ordine del tempo dal 31 agosto

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Liliana Cavani

La Mostra del Cinema di Venezia accoglie nuovamente Liliana Cavani con il Leone d’oro alla carriera. La regista, sceneggiatrice e documentarista torna anche, dopo 21 anni di assenza, sul grande schermo con L’ordine del tempo, film presentato oggi Fuori Concorso a Venezia 80 e al cinema dal 31 agosto con Vision Distribution.

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Non ho mai pensato ai premi. A me piace il mio lavoro e il premio è farlo”, ha detto Liliana Cavani in conferenza stampa a Venezia. È il terzo premio alla carriera che la regista riceve, dopo il Ciak d’oro del 2009 e il David di Donatello del 2012.

Liliana Cavani, classe 1933, ripercorre la sua carriera pensando soprattutto alle conquiste culturali che il mestiere di regista le ha consentito di raggiungere. Da laureata in lettere antiche ha potuto conoscere, attraverso il suo lavoro come documentarista, aspetti della storia moderna che la portano a considerazioni molto attuali su negazionisti e rigurgiti neofascisti, “mi sembra inevitabile – dice Cavani – che ci siano persone che ragionano in certi modi, non è un fenomeno così pericoloso, ma penso che sia l’assurdo frutto dell’ignoranza sui fatti. Nelle scuole la storia viene fatta poco e non sempre con il desiderio di capire”.

Il suo nuovo film, L’ordine del tempo, è tratto dall’omonimo saggio dio Carlo Rovelli, fisico e saggista, studioso della teoria della gravità quantistica a loop. “Scrive libri scientifici che io consiglio di leggere – dice Cavani – perché anche se non capite bene tutto, penso che sia importante fare questo sforzo”.

Il tempo è al centro della riflessione del racconto del film, in cui Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Kseniya Rappoport e Francesca Inaudi interpretano un gruppo di amici di vecchia data che si riuniscono per celebrare un compleanno in una villa al mare e che apprendono all’improvviso che un asteroide sta per abbattersi sulla Terra e rischia di porre fine alla vita sull’intero pianeta.

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Abbiamo pensato ad una situazione che ci permettesse di riflettere su cosa è il tempo. Si nasce, si invecchia e questo ci dà l’idea che ci sia una prospettiva avanti, ma se c’è un pretesto ognuno pensa alla vita che ha fatto o a quello che non è riuscito a fare”, spiega la regista de L’ordine del tempo.

La possibilità dell’imminente fine del mondo mette i personaggi del film in una condizione di incertezza sul futuro che li spinge a riconsiderare il passato attraverso un presente che si dilata a dismisura. E, proprio come spiega la fisica, il tempo, nella sua dimensione umana, sparisce.

Il tempo sembra rimescolarsi anche nelle parole di Liliana Cavani che trova collegamenti infiniti tra tutti suoi film, dal documentario sulle Clarisse a Francesco (1989) fino a quest’ultimo film. Mettendo insieme la sua carriera, la regista racconta dell’importanza della donna nella storia, la cui intelligenza “non è mai stata raccontata abbastanza”, e gli orrori dell’Olocausto visti nei video dell’epoca e poi narrati con una sorta di urgenza ne Il portiere di notte (1974).