Golden Globes 2023, gli esclusi e le sorprese delle nomination

Come sempre, post nomination, arrivano le reazioni e le riflessioni sugli esclusi. Vediamo un po' gli snobbati (magari anche giustamente, non sta a noi deciderlo) di quest'anno

0

Quella del 2023 è un’edizione particolarmente importante per il futuro dei Golden Globes e per la Hollywood Foreign Press Association. Dopo le innumerevoli polemiche sulla mancanza di inclusività e il boicottaggio della cerimonia di premiazione dello scorso anno (che si è tenuta a porte chiuse soltanto con una conferenza stampa, senza il ritiro dei premi da parte delle star), l’HFPA sta pian piano cercando di rimettere  insieme i pezzi e riprendere un benché minimo controllo della manifestazione. 

Manifestazione che è sempre stata considerata l’apripista dei premi Oscar e che questo pomeriggio ha cominciato il suo cammino con l’annuncio delle nomination (le trovate QUA). Come ogni anno, l’esclusione, così come l’inclusione, di alcuni nomi nelle rispettive categorie ha provocato reazioni e riflessioni (sempre e comunque del tutto opinabili). Ve ne riportiamo alcune:

Tom Cruise
Se volessimo indicare il punto di rottura e l’inizio della discesa negli inferi dei Globes, questo sarebbe probabilmente il giorno nel quale Tom Cruise (nel maggio del 2021 per la precisione) ha deciso di restituire i tre trofei vinti nel corso degli anni, rispettivamente per Nato il quattro luglio, Jerry Maguire e Magnolia. È impossibile sapere con certezza se dietro all’esclusione di Cruise di quest’anno, dove avrebbe meritato con Top Gun: Maverick, il film che da solo ha salvato i cinema, ci sia quel gesto. Comunque, la pellicola ha ottenuto le nomination per miglior film drammatico e per la migliore canzone (Hold My Hand di Lady Gaga) ma, considerato l’entusiasmo universale per la riuscita del film, la profonda ammirazione per il carisma di Cruise e l’insaziabile amore dei Globes per la nomina di grandi star del cinema, è piuttosto sorprendente che il caro Tom non sia tra i candidati di quest’anno.

Will Smith
Se non fosse successo agli Oscar, in molti avrebbero pensato che lo scenario più ideale (seppur folle) per assistere ad un attore che schiaffeggia un conduttore in diretta sul palco sarebbe stato quello dei Golden. Allo stesso tempo, se avessimo dovuto scegliere una manifestazione pronta a trascurare lo scandalo e a nominare quell’attore l’anno dopo, tutti avrebbero scommesso sui Globes. Entrambe le cose non sono accadute. Will Smith è stato bandito dagli Academy Awards per un decennio e i Globes hanno deciso comunque di non invitarlo alla loro cerimonia per la sua interpretazione in Emancipation (che ha ottenuto zero nomination complessive).

LEGGI ANCHE: Emancipation, Will Smith torna a parlare in pubblico alla proiezione

Registe donne
Nonostante numerose acclamazioni da parte della critica, i Golden Globes non hanno incluso alcuna donna nella categoria miglior regia. Le speranze erano racchiuse in Sarah Polley per Women Talking, Gina Prince-Bythewood per The Woman King e Chinonye Chukwu per Till, ma nessuna di loro è stata nominata nei 10 spazi suddivisi tra drama e commedia (la Polley l’ha ottenuta per la sceneggiatura).

Julia Roberts nella categoria sbagliata?
Julia Roberts è stata nominata nella categoria Migliore attrice in una miniserie o film televisivo per il suo lavoro in Gaslit, serie molto apprezzata ma completamente snobbata dalla TV Academy durante le nomination agli Emmy. In molti l’avrebbero vista bene nella controparte cinema, precisamente come miglior attrice in in un film commedia o musicale per Ticket to Paradise, la commedia romantica campione d’incassi in cui ha ritrovato il suo amico di vecchia data George Clooney (anche lui assente).

Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere
La serie più costosa di sempre sbatte contro un muro: 0 nomination

House of the Dragon
Lo spin-off di Game of Thrones è stato candidato – almeno lui – come miglior serie drammatica e per la migliore attrice (Emma D’Arcy), ma non c’è stato spazio per altre interpretazioni molto amate: Paddy Considine, Matt Smith e Milly Alcock.

Yellowjackets
La serie amatissima negli States non compare in nessuna categoria.

Sarah Jessica Parker
Nello storico delle nomination, l’HFPA ha sempre dimostrato di amare Sarah Jessica Parker. È stata nominata più volte per Sex and the City, vincendo nel 2000, 2002 e 2004. L’hanno nominata per The Family Stone nel 2006 e persino nel 2017 per la poco convincente Divorce!. Sorprende un po’ la sua essenza con And Just Like That.