Il mio posto è qui, intervista a Cristiano Bortone

Cristiano Bortone anticipa a Ciak le atmosfere rurali e di rivalsa di "Il mio posto è qui", film che co-dirige insieme alla moglie Daniela Porto e che vede protagonisti Ludovica Martino e Marco Leonardi

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Una storia di emarginati e di riscatto, sopratutto femminile, nel Meridione del dopo Guerra. È quanto vedremo ne Il mio posto è quiil nuovo film co-diretto da Cristiano Bortone (Rosso come il cielo) e Daniela Porto, quest’ultima anche autrice dell’omonimo romanzo (prossimamente edito da Sperling & Kupfer) da cui è tratto il soggetto.

Ambientato (e girato) nella Calabria rurale degli anni ’40, il film racconta una storia di amicizia e di emancipazione in un tempo e un luogo dominati ancora da una radicata cultura patriarcale. L’amicizia è quella tra Marta, (Ludovica Martino) una ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama e Lorenzo (Marco Leonardi), l’omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”. L’incontro tra i due fa nascere un profondo legame che li porterà a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a far lottare Marta per trovare il proprio posto nel mondo come donna.

Il mio posto è qui

Le riprese del film sono attualmente in corso presso il borgo storico di Gerace, in provincia di Reggio Calabria, e si sposteranno nelle prossime settimane in Puglia. Delle location e di cosa aspettarci dal film e dagli attori ne abbiamo parlato direttamente con il regista Cristiano Bortone, di cui vi riportiamo la nostra intervista esclusiva.

Cosa ti ha colpito di più di questa storia?

Nel cinema mancano spesso storie con forti ruoli femminili. Questa era l’occasione per avere una meravigliosa protagonista donna. Daniela Porto [l’autrice del romanzo e co-regista ndr] è mia moglie. Lavora con me da tanti anni, ma questo è il suo romanzo d’esordio. Ho avuto l’onore di leggere le bozze in anteprima e ho capito da subito che il materiale era molto toccante. Quando l’ha letto Sperling, l’hanno messa subito sotto contratto.

Il mio posto è qui
Cristiano Bortone e Daniela Porto sul set

Un lavoro di coppia, in tutti in sensi. Come lavorano insieme moglie e marito?

La storia ha un forte taglio e una spiccata sensibilità femminile. Quando abbiamo pensato all’adattamento, sono stato io il primo a dirle che non volevo appropriarmi del suo racconto. Volevo rispettare il suo sguardo, così lei mi ha proposto di dirigere il film insieme. Non sono tante le coppie di registi marito e moglie! È un’avventura appassionante, due sguardi uomo-donna che si combinano, come dice la canzone di Peter Gabriel.

 

Magari diventerete i Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch italiani! Tornando al film, le premesse sono quelle di un’emozionante storia di emancipazione femminile.

Una storia di emancipazione femminile, ma non solo. Direi di riscatto in generale. Il riscatto di due emarginati che si si scoprono essere sullo stesso fronte. All’inizio, anche Marta è inglobata nel sistema culturale limitato e chiuso del paese. Disprezza Lorenzo, lo chiama pervertito come tutti gli altri. Poi lentamente comincia a rendersi conto che sono dalla stessa parte. Lei è una ragazza madre guardata male nel paese, è costretta a seguire un destino che non vuole in un ruolo confinato. Lei che invece ha studiato, sa scrivere, sogna una vita più piena, sogna l’amore, un lavoro. Quello era l’anno in cui le donne votavano per la prima volta, c’era nell’aria un sentimento di rivalsa per tutte loro. E lo stesso spirito di rivalsa caratterizza anche Lorenzo.
Nei miei film, come ad esempio Rosso come il cielo [Premio David Giovani ai David di Donatello 2007 ndr], mi piace raccontare storie che hanno al loro interno un mondo più ampio, in cui è possibile conquistare i propri sogni, reclamare il proprio io e lottare per la propria identità.

Il mio posto è qui
Ludovica Martino

Come avete scelto i due attori protagonisti?

Li conoscevamo entrambi. Ludovica Martino si cimenta con un ruolo diverso dai suoi soliti ed è stata una scoperta pazzesca. Ha fatto un coaching di tre mesi per imparare il dialetto calabrese ed è bravissima. Vederla calata in un ruolo così ambizioso, in un contesto rurale, povero, in pieno realismo italiano, è stato sorprendente. Invece Marco Leonardi è cresciuto curiosamente proprio in queste zone, nel territorio della Lòcride e il suo accento è perfetto.

 

Attualmente state girando a Gerace, poi vi sposterete in Puglia. Che apporto danno questi territori?

Gerace è un borgo storico rimasto incontaminato, è stato ristrutturato bene, senza interventi invasivi. È perfetto per ricreare l’atmosfera post guerra, con le sue stradine acciottolate e i muri in pietra. Raccontiamo un Meridione povero, non quello idilliaco e patinato che spesso si ritrova nelle ricostruzioni storiche.
Dopo la Calabria ci sposteremo in Puglia per girare tutti gli interni.

Pensate ad un’uscita entro il 2023?

Ce lo auguriamo. Questo è un film cinematografico, più adatto al grande schermo. Cercheremo di capire che vita avrà, se ci sarà occasione di passare per qualche Festival. Sono film che hanno bisogno di esposizione e di essere conosciuti dal grande pubblico.