Conversazione con Alexandre Koberidze

Abbiamo incontrato il regista di What Do We See When We Look at the Sky

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Alexandre Koberidze

Georgiano, erede non solo per nascita ma anche per poetica di un grande cineasta della sua stessa terra come Otar Iosseliani, Alexandre Koberidze era in concorso alla Berlinale 2021 con il suo secondo film What Do We See When We Look at the Sky?, che ha poi portato a casa anche una menzione speciale all’ultima Mostra del cinema libero di Pesaro.

Una fiaba, quella di Lisa e Giorgi, lei farmacista, lui calciatore, che dopo essersi più volte incontrati casualmente decidono di darsi un vero appuntamento. Ma un sortilegio fa sì che nella notte si trasformino all’insaputa l’uno dell’altra, quindi non possono più riconoscersi. Avendo perso anche le loro abilità finiscono a lavorare entrambi nel bar dove si erano dati appuntamento e senza saperlo passano le giornate fianco a fianco.

What Do We See When We Look at the Sky? è disponibile su Mubi dal 7 gennaio. Abbiamo incontrato il regista per sapere qualcosa di più di questa favola moderna.

Alexandre Koberidze, non c’è che dire, il destino è imprevedibile. Da dove nasce l’idea del film?

Sono tante piccole idee nate da un’altra sceneggiatura che stavo scrivendo, una favola ambientata in una piccola città sulle rive del Mar Nero, in Georgia. Ho cominciato a documentarmi, a leggere altre piabe tradizionali del mio paese, e poi ho ampliato la ricerca ad altri paesi. Un lavoro di mesi, durante i quali ho continuato a scrivere e quando ti immergi in un mondo magico finisci con il pensare nella stessa maniera e a scrivere storie dove tutto può succedere.

E mi sono reso conto che anche nei miei lavori precedenti, nei cortometraggi e nel mio primo film, c’erano molti elementi fantastici. Qui non ci sono eventi strettamente magici, ma il racconto si evolve come una favola, con avvenimenti che non sono esattamente momenti di vita quotidiana.

alexandre kobaridze

Aprendo il mio libretto degli appunti, ho trovato quest’idea di un ragazzo e una ragazza che si incontrano, ma poi lei si trasforma e non riesce a spiegare all’altro che in realtà è davvero la persona che ha incontrato e di cui si è innamorato.

Sono partito da lì e scrivendo ho pensato che dovessero cambiare entrambi per fare in modo che succedesse qualcosa di davvero miracoloso perché si potessero incontrare di nuovo.

Ci sono tante tracce del cinema di Otar Iosseliani, un altro grande regista georgiano, ma ho visto disseminati anche suggestioni del cinema di Francois Truffaut.

Assolutamente, Iosseliani è lì, e se cresci in Georgia e fai cinema sei in qualche modo influenzato da lui. Per me è una cosa abbastanza, ho una cartella sul computer dove raccolgo una serie di screenshot presi da diversi film che vorrei usare e ricreare nei miei film, e molti sono di Iosseliani. E c’è anche Truffaut, un film in particolare, Baci rubati, che ho visto alcune volte mentre preparavo il film. Ma per esempio ho preso spunti anche dal cinema di Nanni Moretti, e mentre preparavo lo storyboard stavo guardando molto Kubrick.

A proposito di cose italiane, la più evidente è la presenza della canzone Notti magiche di Gianna Nannini e Edoardo Bennato.

Come naturalmente sai era la canzone ufficiale dei mondiali di calcio di Italia ’90. Per me è sempre stata il simbolo di una passione e la collego con l’immagine di Diego Armando Maradona in lacrime quando perse la finale con la Germania, fu un momento importante della mia infanzia. Anche se non capivo esattamente cosa stesse succedendo, vedere quest’uomo che piangeva davanti a così tante persone mantenendo comunque una grande dignità era strano per me, a cinque pensavo che un uomo dovesse nascondere le lacrime.

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Maradona invece era lì e tutti lo amavano ancora di più. Mia madre mi spiegò che Maradona era il migliore del mondo e che piangeva perché aveva perso, e anche questo per me aveva poco senso, perché se era il migliore avrebbe dovuto vincere. Insomma, quell’evento fu pieno di emozioni per me e le ho sempre associate a quella canzone, quindi ho pensato che questo film fosse il posto giusto dove inserirla.

Alexandre koberidze

Il concetto di tempo è molto importante nel suo cinema, un tempo frammentato e poi ricomposto. Come opera questo processo nelle sue storie?

Domanda importante a cui è difficile rispondere. È vero, il tempo per me è importante, ma non solo nei miei film, nella mia vita, è qualcosa con cui ho imparato a comunicare e che rispetto, perché è impossibile da afferrare, nonostante sia un pezzo enorme delle nostre esistenze.

Fare cinema è una maniera, per me, di capirlo di più, di potersi relazionare con il tempo, in qualche modo di poterlo addirittura creare, piccoli frammenti di tempo. Altri registi riescono a creare due ore di tempo facendone una storia compiuta, quelli sono film perfetti. Per me invece ci sono solo ancora pezzi sparsi.

Questo film è prima di tutto una storia d’amore, molto strana, ma d’altronde lo è l’amore stesso e anche il modo in cui ha costruito questa storia.

Non so esattamente come sia venuta fuori così, in ogni caso l’elemento magico era fondamentale per due ragioni. La prima perché naturalmente si trasformano, ma soprattutto perché solo guardandosi per un istante capiscono che vogliono passare tutta la vita insieme. Quella è vera magia e sono le persone a renderlo possibile.

Per me era importante che entrambi questi eventi fossero credibili all’interno della storia. Inizialmente pensavo di usare la prima metà del film per raccontare l’innamoramento, poi mi sono accorto che era inutile, non sarei riuscito a mostrare cosa sentono, come appaiono due persone quando si stanno innamorando. Quindi meglio semplicemente credere che sia così.

Un’ultima domanda a proposito della location, bellissima, la citta di Kutaisi. Come mai ha scelto proprio questo luogo per il film?

A dire il vero era una scelta quasi obbligata, perché volevo che il film si svolgesse in una città, ma non grande come la nostra capitale. Kutaisi è la terza città più grande del paese, ma ciò nonostante è piccola. Oltre ciò, si trova esattamente al centro del paese ed è il centro più antico della Georgia, dove sono successe molte cose storicamente e culturalmente importanti, ogni georgiano le conosce perché le studiamo a scuola, e anche oggi è ancora molto importante.

Negli anni Novanta Kutaisi è stata il fulcro del movimento hip hop georgiano, e anche la musica elettronica è nata lì. Dopo la fine dell’Unione Sovietica, progressivamente la città ha perso d’importanza e di interesse, era solo un posto dove passava la gente che da Tbilisi voleva andare al mare. Eppure tanti film sono stati girati a Kutaisi e anche a me è venuta la curiosità di capire perché.