The Whale, parlano Brendan Fraser, Sadie Sink e Darren Aronofsky

Darren Aronofsky offre a Brendan Fraser una seconda vita artistica e lui risponde con un’interpretazione in odore di Oscar in The Whale

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«The Whale è un film catartico, in cui molte persone si possono identificare». Ha esordito così Brendan Fraser quando lo abbiamo incontrato alla Mostra del cinema di Venezia, dove il film diretto da Darren Aronofsky era in concorso.

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L’ex action star de La mummia e beniamino dei bambini negli anni Novanta grazie a George della giungla ha beneficiato della stessa cura che il regista di The Wrestler diede a Mickey Rourke, portandolo a un soffio da un Oscar che sarebbe stato meritatissimo (e soffiatogli da Sean Penn per la sua interpretazione in Milk, forse una delle più grandi ingiustizie nella storia dell’Academy).

Cosa sia successo a Brendan Fraser negli ultimi quindici anni è una di quelle storie che Hollywood prima o poi racconterà come si deve. Fatto sta che quello che una volta era un sex symbol ha avuto problemi di depressione, è ingrassato e piano piano le offerte importanti, per un attore che si era ritagliato il suo spazio tra commedie romantiche (110 e lode, Sbucato dal passato, Indiavolato) e blockbuster action (la trilogia de La mummia, ma anche Viaggio al centro della Terra) si sono diradate. Non sono sparite, ma certamente il livello non era più quello da A-List actor.

E anche The Whale è in fondo un piccolo film

Tratto da una piece teatrale del 2012 scritta da Samuel Hunter e che Aronofsky ha cercato di portare sullo schermo per dieci anni, dopo esserne rimasto folgorato la prima volta che l’ha vista sul palcoscenico. Il film racconta la storia di Charlie, un professore di letteratura affetto da una grave obesità, conseguenza del trauma causato dalla prematura scomparsa del suo compagno, per cui aveva lasciato la moglie (interpretata da una magistrale Samantha Morton) e la figlia ancora piccola, Ellie. Consapevole di avere pochi giorni di vita disposizione, Charlie cerca disperatamente di riallacciare il rapporto con la figlia, mentre un giovane predicatore vuole farlo riavvicinare a Dio (Ty Simpkins, che gli appassionati di horror ricordano come Dalton Lambert, il bambino protagonista della saga di Insidious) e la sua migliore amica e infermiera personale prova a salvargli la vita (Hong Chau).

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Il cast di The Whale sul red carpet di Venezia 79 © Maurizio D’Avanzo

«Per noi tutti è stato importante squarciare questo velo che c’è nel cinema nei confronti di questa malattia» ci ha detto sempre a Venezia Aronofsky. «In oltre centoventi anni di storia del cinema non è stata praticamente mai trattata seriamente. Le persone sovrappeso fanno ridere, come Oliver Hardy o Fatty Arbuckle, oppure sono il perfetto cattivo di turno. La nostra speranza è che dopo cinque minuti di film il pubblico realizzi che dentro quella maschera che abbiamo costruito attorno a Brendan c’è un uomo, con i suoi sentimenti e le sue fragilità».

Una prova fisica notevole per Fraser, che si è sottoposto a ore di trucco e, soprattutto, ha recitato all’interno di un costume che gli ha permesso di trasformarsi fisicamente in Charlie. Al resto ci ha pensato lui, offrendo una performance di assoluto valore. A Venezia ha perso la Coppa Volpi in favore di Colin Farrell, protagonista de Gli spiriti dell’isola, che è stato poi il suo più diretto competitor per tutta la Award Season e con cui si contenderà l’Oscar il prossimo 12 marzo.

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Fraser ha sentito il ruolo davvero sulla pelle, come ci ha spiegato.

«La cosa più importante per me era trasmettere che non si può giudicare una persona dal proprio aspetto fisico o dall’orientamento sessuale o dal credo religioso. Il viaggio che ho fatto per entrare nelle mente e nel corpo di Charlie è stato incredibile. Ho lavorato con componenti di varie associazioni di supporto per persone affette da obesità e ho scoperto quanto la loro vita sia una sfida continua. Ho letto i commenti che sono costretti a subire sui social per la loro condizione, ho parlato con psicologi e medici che mi hanno spiegato tutte le conseguenze della patologia.

Ma al di là di tutto questo, dentro quei corpi ci sono degli esseri umani e questa è l’unica cosa che conta. Ho parlato con molti di loro, sono persone fragili e l’elemento comune che ho riscontrato è che tutti, nessuno escluso, hanno avuto nella loro infanzia o giovinezza almeno una persona, che fosse un insegnante, un amico, un parente o addirittura un genitore, che li ha fatti sentire orribili, dei mostri. E questo è ciò che poi scatena una reazione a catena da cui è molto difficile uscire».

A confrontarsi con Brendan Fraser sullo schermo troviamo Sadie Sink, uno dei talenti più cristallini dell’industria cinematografica americana degli ultimi anni. 21 anni da compiere, Sink è universalmente come Max Mayfield, una delle ragazze della banda di Stranger Things.

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«Darren mi ha contattata proprio dopo avere visto la serie», ci ha detto la giovane interprete di Ellie. «I miei genitori mi hanno detto che dico troppe parolacce, ma a parte questo credo che Ellie sia una ragazza difficile a causa dell’abbandono da parte del padre, ma anche profondamente intelligente e dalla grande sensibilità, entrambe cose che nessuno, a parte Charlie, ha mai visto in lei. È questa è la cosa che fa scattare in lei qualcosa di nuovo, un sentimento mai provato prima».

Sadie Sink sul red carpet di Venezia 79
Sadie Sink © Maurizio D’Avanzo

The Whale è uscito in Italia il 23 febbraio, distribuito da I Wonder Pictures, secondo film, dopo Everything, Everyone, All at Once (super favorito per gli Oscar) che la distribuzione capitanata da Andrea Romeo acquisisce da A24, la major indie che sta letteralmente cambiando le regole del gioco a Hollywood (e ce n’è già un terzo, l’atteso Beau is Afraid, epopea esistenziale firmata da Ari Aster e interpretata da Joaquin Phoenix).

Ma indipendentemente dai premi che potrà portare ancora a casa, la carriera di Brendan Fraser sembra già essere in una nuova fase. Nel 2023 lo vedremo insieme a Leonardo DiCaprio in Killers of the Flower Moon, il nuovo film di Martin Scorsese (di cui ancora non si sa una data d’uscita, ma che non disperiamo di poter gustare prima o poi). E solo una questione fiscale legata alla fusione tra Warner Bros e Discovery ha impedito al mondo di godere della sua personale versione di Firefly in Batgirl (il film è stato ritirato e a quanto pare addirittura cancellato dai server della neonata Warner Discovery).

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Fraser è anche il protagonista, con Josh Brolin e Peter Dinklage, di Brothers, il nuovo, segretissimo film di Max Barbakow (il regista di Palm Springs). Eppure Brendan non considera questo il suo ritorno sulle scene. «In realtà non sono andato da nessuna parte, ho sempre lavorato, semplicemente ho avuto opportunità diverse rispetto al passato. Ma la cosa importante era poter fare il mio mestiere e non ho mai smesso di essere grato per avere avuto questa possibilità. Se questo film mi darà l’occasione di poter avere nuovamente tanti ruoli tra cui poter scegliere, allora sarò ancora più contento».

E mentre Fraser aspetta con pazienza e trepidazione la notte cinematograficamente più importante dell’anno, Darren Aronofsky è già al lavoro su un nuovo film. Si chiama Adrift, vede protagonista Jared Leto e già dalla trama promette brividi ed emozioni: un peschereccio raccoglie la chiamata d’aiuto da parte di un’altra barca che si rivela essere un lussuoso yacht totalmente deserto. Uno dei componenti dell’equipaggio viene mandato sulla barca per condurla al porto più vicino, ma una volta a bordo capirà perché le chiamano “navi fantasma”.