Io Capitano, Jane Campion con Matteo Garrone verso gli Oscar 2024

La regista di Lezioni di piano, Il potere del cane fa il tifo per il film

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Garrone Campion Io capitano

Si aprono oggi le votazioni dei membri dell’Academy per la designazione dei vincitori della 96ª edizione dei premi Oscar, e ‘il gioco si fa duro’. Anche per Matteo Garrone e il suo Io Capitano (qui la recensione), candidato italiano in lizza per la statuetta del Miglior Film Internazionale che sicuramente potrà contare sul voto di Jane Campion, un vero pezzo da novanta del cinema e di Hollywood che, ospite di Variety, ha conversato con il nostro regista (nella speranza che anche questo aiuti il film e conquisti qualche altro voto prima di martedì 27).

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Una specie di Odissea sintetizza la due volte Premio Oscar (Lezioni di piano, Il potere del cane), particolarmente colpita dalla “sincerità e compassione” del protagonista Seydou Sarr, che Garrone definisce “puro”, “autentico” e “innocente” e al quale confessa di non aver rivelato quale sarebbe stato l’esito della traversata del personaggio…

“Ho deciso di non dare loro la sceneggiatura – dice il regista italiano. – Non sapevano cosa sarebbe successo e non sapevano se sarebbero riusciti ad arrivare in Europa o meno. Non lo sapevano, perché c’era un legame sottile tra il personaggio e la persona. E ho sempre girato in ordine cronologico. Così, dalla prima scena fino alla fine, l’attore poteva seguire il viaggio del suo personaggio. Gli dicevo [cosa sarebbe successo] giorno per giorno”.

“Ci è voluto del tempo per decidere di fare questo film – aggiunge ampliando il discorso. – Ero preoccupato di entrare in un codice [narrativo] che non era il mio, e di cadere in pericolosi stereotipi. Quindi ci sono voluti anni”. “Ieri sono morte 60 persone nel Mediterraneo – conclude, riportandoci alla drammatica realtà cui il film fa riferimento. – E noi vediamo sempre l’immagine della barca, e sempre dal nostro punto di vista. Ma quello che ci manca è il loro punto di vista […] Anche noi italiani siamo migranti, quindi parla di tutti. È universale, come l’idea di viaggiare per cercare una vita migliore“.

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Sempre Matteo Garrone, ritirando il premio della Afro American Film Critics association, ha appena dichiarato all’ANSA di esser “particolarmente felice” della vittoria, segno “che il film è stato capito dalla comunità afroamericana” senza sollevare inutili polemiche su rispetto o appropriazione culturale. “Che proprio i critici afroamericani abbiano deciso di premiare questa epopea sulla schiavitù contemporanea significa che hanno percepito che mi sono messo a servizio della storia […] che ho solo prestato la voce a chi altrimenti non ce l’ha – ha continuato. – Mi sono reso conto che si tratta di un film che qui sorprende. Non tutti sono a conoscenza della portata del dramma che si vive tra Africa e Italia: parliamo di 30mila morti in 10 anni“.

 

Su Variety l’intervista completa e il video della conversazione