Lidia Vitale, tra Anna Magnani e Playmen: «Peccato non essere a Venezia»

Parla l'attrice e acting coach, e consiglia un corto speciale

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Lidia Vitale (ph. Azzurra Primavera)
Lidia Vitale (ph. Azzurra Primavera)

Attrice, regista, sceneggiatrice e acting coach, da La meglio gioventù – film fondamentale, che ancora fa parlare di sé – in poi abbiamo visto spesso Lidia Vitale sui nostri schermi, e dopo i ruoli in Ghiaccio, Esterno notte di Marco Bellocchio, Ti mangio il cuore (dove ha contribuito a portare Elodie al Ciak d’oro come Rivelazione dell’anno) e l’ultimo Maschile plurale, da poco disponibile su Prime Video, prossimamente sarà la segretaria della storica rivista raccontata dalla serie Mrs Playmen e la sorella di Laura Morante nell’opera prima di David Chavez-Grant e Abigail Ory, Death Do Us Part.

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Con lei parliamo di cinema, della passione per Anna Magnani – elemento ricorrente nella sua carriera, dalla ‘fiction’ con Emanuella Fanelli al Solo Anna che continua a portare in teatro – al prossimo Venezia 81, dove purtroppo non la vedremo con un cortometraggio che ci consiglia di tenere d’occhio…

 

Lidia Vitale (ph. Azzurra Primavera)
Lidia Vitale (ph. Azzurra Primavera)

La rivedremo in Solo Anna? Da dove nasce questo legame con la Magnani?Probabilmente in autunno, quello spettacolo è sempre ‘in corso’, pronto a tornare in scena, ma con lei è stato più un incontro “casuale”. E io nel caso non ci credo. Come raccontava Marion Cotillard per la “sua” Edith Piaf, ci sono dei personaggi che ti cambiano la vita per l’impronta che lasciano, per quello che ti ispirano. Vent ‘anni fa, ai tempi dell’uscita de La meglio gioventù, mi accorsi che negli Stati Uniti stavano lavorando a un film sull’amicizia tra Tennessee Williams e Anna Magnani e che tra i nomi ai quali stavano pensando per interpretarla c’ero anche io! E a me nessuno mi aveva detto niente! Come quando ti fidanzi con qualcuno e lui non lo sa… Così, con la mia valigia di cartone e due spicci, me ne andai a New York per incontrare Peter Bogdanovich e quando mi disse che per lui potevo andare bene, mi misi a studiare. Un lavoro che mi è servito poi nel 2012, quando iniziammo con uno spettacolo sulla cultura italiana in cui Anna era solo un ‘cicerone’, ma poi lo spettacolo non andò benissimo e realizzammo “Solo Anna“, che debuttò nel 2012 a Los Angeles, dove rimasi a vivere per un anno perché coinvolta nel progetto.

In compenso ora sono molti i progetti internazionali…
Gli Stati Uniti mi girano sempre un po’ attorno, quest ‘anno ho fatto Death Do Us Part, La morte ci divide, esce Verona di Timothy Scott Bogart e altri ne ho dovuti rifiutare perché stavo girando Mrs Playmen e non coincidevano le date…

Come la vedremo in questi due titoli?
Il primo è una storia di empowerment femminile ambientato nel Medioevo, io sono la sorella sposata di Laura Morante, che fa la badessa, e insieme cerchiamo di scoraggiare una giovane che vuole diventare medico – nonostante gli ostacoli che si possono immaginare – dallo sposarsi l’uomo che le impongono e orientarsi su un matrimonio più conveniente. Nel secondo, invece, sono la segretaria della redazione della rivista, sin dal precedente editore fino al passaggio alla Dattilo appunto… vengo ereditata dalla Dattilo, che prende le redini di Playmen. Non ne sapevo molto, in realtà, ed è stato molto interessante studiare quel mondo.

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Si è sempre parlato più di Playboy, in effetti, e resta la confusione su quel tipo di editoria…
Assolutamente. Quella in particolare fu una rivista che stava andando verso la pornografia con Saro Balsamo, ma che nelle mani della moglie, Adelina Tattilo, prese invece tutt’altra direzione. Nella serie si punterà a evidenziare, a dare molto spazio, anche a una sorta di riflessione sull’erotismo e sulle problematiche femminili, come il divorzio, temi caldi di quegli anni.

Da acting coach, che difficoltà trovano i nostri attori?
Io vengo da una scuola molto tosta, quella dell’Actors studio, gli “strilloni”, “quelli che piangono”, ma sono stereotipi, perché in realtà si affrontano processi molto lunghi, molto intimi e faticosi. I miei insegnanti mi hanno fatto stare dentro al personaggio anche fino a 17 ore in un giorno, per questi processi di identificazione, di scardinamento dell’ego, quindi se proprio devo trovare un difetto nella recitazione italiana, a volte mi spiace vedere che si tende a fare troppo se stessi, senza lasciare spazio al personaggio. Forse a volte è una scappatoia, perché ci dovrebbero essere dei tempi di preparazione più lunghi ed è difficile che un attore possa fare tanti ruoli di seguito. Io ogni tanto devo fermarmi, conoscere persone nuove, mettermi in situazioni non comode. Le nuove generazioni maneggiano meglio queste tecniche, le conoscono, c’è una nuova familiarità e vedo che il lavoro si sta evolvendo, soprattutto tra i giovani.

Che forse non possono contare troppo sull’essere riconoscibili?
Una fortuna che non conosco, visto che ci hanno messo 15 anni a mettere il mio nome vicino ai personaggi. Non mi scorderò mai quando ero a Cannes a presentare La meglio gioventù e un valletto mi disse di spostarmi perché dovevano fare le foto al cast… Ma ho combattuto tanto.

Da allora, una presenza ricorrente è stata quella di Paolo Sorrentino, che ti ha diretto anche nello spot per La Rinascente del 2018, “Piccole avventure romane“… un rapporto che continua?
Con Sorrentino ci conosciamo da Le conseguenze dell’amore, nel quale ero arrivata molto vicina ad avere un ruolo. È stato un connubio perfetto, quando siamo riusciti a lavorare insieme, e spero ricapiti presto: io sono un’attrice viscerale e lui è un grande intellettuale, e quando la mente e lo spirito si incontrano possono creare cose belle. In quel cortometraggio era quasi tutto improvvisato, come il “Beccate ‘sti spicci” che la gente mi ripeteva quando mi fermava per strada e mi venne proprio perché ero imbarazzata… Mi aveva scelto un vestito tutto scollato dietro e non potevo mettere il reggiseno sotto, quindi ho cercato di sfruttare i punti di forza!

Sarà a Venezia, o farà il tifo per qualcuno degli italiani?
Sicuramente per Guadagnino, perché è un regista che amo, uno che era considerato “strano” e ha avuto coraggio, e poi la Steigerwalt di Diva Futura. Un po’ perché mi interessa la storia, e che la tratti una donna, una donna regista che ha già dimostrato di avere delle doti e della quale apprezzo il lavoro. Ma soprattutto mi spiace non essere a Venezia con uno dei cinque cortometraggi in cui sono, soprattutto After the very end di Miriam Furniss-Yacoubi, che abbiamo aspettato fino alla fine che entrasse e nel quale i sette leader più potenti del mondo si riuniscono prima della fine del mondo. Spero abbia presto modo di essere visto, perché con me c’è un cast internazionale pazzesco, da Alistair Petrie a Julie LeBreton, da Grégory Montel a Andreas Pietschmann di Dark e Colin Bates.

 

Lidia Vitale (ph. Riccardo Riande)
Lidia Vitale (ph. Riccardo Riande)

 

 

Anna Magnani – dal 6 luglio 2024, Lidia Vitale torna in scena con “Solo Anna”, uno spettacolo ispirato ad Anna Magnani, sua maestra d’arte e di vita, al Wood Natural Bar di Roma. Con questa rappresentazione, dal 2012, porta sul palco un importante esempio di integrità, coraggio e coerenza, sia come donna che come artista

Inoltre, Lidia Vitale, ha messo il suo talento al servizio di registi premi Oscar come Paolo Sorrentino in Piccole avventure romane del 2018, corto per Rinascente