Martina Monti: «Bisogna aver paura dell’AI, io ne so qualcosa»

La giovane attrice italiana, che dal 2019 vive a Los Angeles, racconta a Ciak la sua esperienza con l'intelligenza artificiale su un set dove è stata riprodotta la sua immagine

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“In questo momento lavorare in America non è semplice. È complicato fare un provino. Gli scioperi stanno bloccando tutto. Chi protesta ha naturalmente il diritto di farlo, perché a preoccupare sono molti aspetti. L’intelligenza artificiale è uno di questi. E io so bene cosa significhi, avendola provata sulla mia pelle”. Dopo essersi laureata al Dams di Bologna, e aver conseguito un Master di scrittura e sceneggiatura allo Iulm di Milano, Martina Monti, nata a Monza 28 anni fa, ha deciso di continuare i suoi studi negli Stati Uniti. Ormai dall’estate del 2019 vive a Los Angeles, dove ha frequentato l’Ucla e alcuni corsi di recitazione, tra il Lee Strasberg Institute e la Stella Adler Academy of Acting and Theatre. A CIAK la giovane italiana racconta la sua esperienza negli Usa e le difficoltà per un attore emergente di lavorare in questo periodo a L.A., “una città che è sempre stata viva e può offrire enormi possibilità, oggi però quasi completamente ferma per via delle proteste“.
Martina, che aria si respira a Hollywood?
“Fare casting è difficilissimo. C’è grande preoccupazione per quello che sta accadendo, perché è una situazione che non si risolverà dall’oggi al domani. L’industria hollywoodiana sta vivendo un momento di crisi e per chi sta cercando di farsi strada in questo ambiente non è semplice. Io sono riuscita in quest’ultimo mese a prendere parte a un paio di progetti, solo perché esterni agli scioperi Sag-Aftra. Per il resto è tutto fermo”.
I motivi degli scioperi sono molteplici. Uno di questi è l’intelligenza artificiale. È qualcosa che ti preoccupa?
“Molto. Io l’ho provata sulla mia pelle. Nella miniserie The Sterling Affairs è stata replicata la mia immagine. Mi hanno chiamato con un piccolo gruppo di persone. All’interno di un green screen abbiamo dovuto ripetere in sequenza alcuni movimenti, che poi sono stati utilizzati più volte. In questo caso ero a conoscenza dell’utilizzo della mia immagine. Ma pensare che possa venire riprodotta senza chiedere il permesso, né ricevere un compenso, è molto grave. Può essere un beneficio se viene impiegata in altri modi, ma non se va a sostituire il lavoro di un essere umano”.
Perché hai scelto di trasferirti in America?
“Ho sempre sognato di venire a Los Angeles per studiare recitazione. Certo, non è stato semplice lasciare tutto e approdare dall’altra parte del mondo. Anche imparare bene l’inglese è stata una sfida importante, ma l’ho affrontata senza lasciarmi spaventare”.
Fino ad oggi a quali progetti hai partecipato?
“Per ora ho fatto ruoli da key actor, ossia piccole apparizioni, però in grandi progetti che mi hanno dato modo comunque di crescere e capire come funziona un set di una certa portata. Ho lavorato nella serie sul basket Winning Time con Adrien Brody, in un film con The Weeknd e Jenna Ortega, nella sitcom Curb your Enthusiasm e nel thriller Incarcerated dove recito in una vera prigione”.
Sei protagonista, invece, di alcuni cortometraggi e progetti indipendenti.
“Ho scritto e interpretato Seen, diretto da Olivia Martini, che parla di violenza sessuale, ispirato a un episodio realmente avvenuto nella vita di un’adolescente. A metà luglio al 48 Hour Film Project di San Diego ho presentato il corto Dead End, mentre il 19 agosto qui a Los Angeles ci sarà l’anteprima del piccolo horror Gabby’s Maze. Pochi giorni fa ho finito di girare Stolen Wishes, un corto ambientato in una mega villa di Bakersfield, in California. È un drama con protagonista ua domestica che sogna di avere una vita come i suoi ricchi datori di lavoro, ma poi si accorge che non è oro quel che luccica. Ho anche scritto, prodotto e interpretato il pilot di una sitcom, Studio 205, su tre ragazze straniere, diversissime tra loro, che devono condividere a Los Angeles un appartamento”.
Quali sono i tuoi attori di riferimento?
“Sono cresciuta con il cinema americano, più che con quello italiano. Natalie Portman e Robert De Niro sono sicuramente due modelli di recitazione per me”.
Con quali registi ti piacerebbe lavorare?
“Christopher Nolan ha una mente geniale. Sarebbe un sogno poter prendere parte a un suo film. Anche Martin Scorsese è un cineasta che amo molto”.
Scrivi anche storie e sceneggiature. Quando nasce questa tua passione per la scrittura?
«A 15 anni, affascinata dal mondo di J.R.R. Tolkien, ho iniziato a scrivere romanzi di avventura e fantasy, che sono rimasti però inediti. Oggi mi interessa la narrativa basata sul reale. La scrittura mi permette di raccontare storie guardando il mondo che mi circonda e dando voce a persone che a volte non ne hanno. Dal 2020 ad oggi ho pubblicato in Italia tre racconti con la casa editrice Biblion Edizioni: La roccaforte del cervo, Tutto quello che vuoi e Il mio cuore era impazzito, che hanno come protagonisti dei bambini, ma affrontano tematiche importanti e serie, come la salute mentale”.
Cosa vedi nel tuo futuro?
“Tutto è imprevedibile. E fare dei piani, oggi più che mai, è impossibile, anche se cerco di darmi degli obiettivi. Per chi è straniero come me vivere in America non è semplice. Bisogna avere un visto che va rinnovato periodicamente. In queste ultime settimane ho avviato la nuova richiesta, ci sono una cosa come mille pagine di documenti da compilare. Intanto, mi do da fare per farmi strada nel mondo di Hollywood”.